Corruzione in Liguria, ai domiciliari il presidente della Regione Giovanni Toti

In manette anche il numero uno di Iren Paolo Emilio Signorini e l’imprenditore del porto Aldo Spinelli. Decine di perquisizioni in corso.

Genova – Favori ad aziende e imprenditori in cambio di denaro. E non semplici finanziamenti ma vere e proprie “mazzette”. Questa l’ipotesi di accusa sostenuta dal pm Nicola Piacente, che ha scatenato un uragano politico su Genova, La Spezia e in generale su tutta la Liguria. Agli arresti domiciliari due “pezzi da novanta”, il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti e Aldo Spinelli, storico presidente delle società di calcio Genoa e Livorno e imprenditore del porto di Genova. Il governatore è accusato di corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio, l’imprenditore di corruzione, così come il figlio Roberto Spinelli, destinatario della misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale e professionale.

In carcere invece, l’ex presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale Paolo Emilio Signorini, oggi amministratore delegato del colosso delle multiutility Iren: è indagato per corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio. Ai domiciliari per corruzione anche il capo di gabinetto di Toti, Matteo Cozzani, ex sindaco di Porto Venere. Interdizione dall’esercizio della professione, invece, per l’imprenditore Mauro Vianello e il consigliere di amministrazione di Esselunga, Francesco Moncada. Obbligo di dimora infine per Arturo Angelo Testa e Italo Maurizio Testa, rappresentanti della comunità riesina di Genova, e obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per Venanzio Maurici. Questi ultimi sono tutti accusati del reato di corruzione elettorale commesso al fine di agevolare l’attività del clan Cammarata del Mandamento di Riesi, affiliato a Cosa Nostra. A eseguire le misure cautelari la Guardia di finanza di Genova, mentre decine di perquisizioni sono in corso, disposte dalla Procura della Repubblica. Nei confronti di Signorini e dei due Spinelli il gip ha anche disposto il sequestro preventivo di beni e disponibilità finanziarie per un importo complessivo di oltre 570 mila euro.

Fiche e soggiorni di lusso a Montecarlo in cambio delle concessioni in porto

Il terremoto giudiziario si abbatte sulla giunta regionale di centrodestra in carica dal 2015, guidata da Toti, che è accusato di corruzione ambientale, corruzione per atti contrari a doveri d’ufficio e promesse elettorali. Spinelli è invece accusato di aver finanziato le fondazioni politiche che hanno sostenuto negli anni Toti in cambio del rinnovo della concessione per trent’anni del Terminal Rinfuse alla Terminal Rinfuse Genova srl, controllata dalla Spinelli srl per il 55%. Per accelerare la calendarizzazione delle pratiche Paolo Emilio Signorini, Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, sarebbe stato corrotto con 22 soggiorni di lusso presso l’Hotel de Paris di Montecarlo conditi con  trattamenti estetici e massaggi, regali e giocate al casinò, e un viaggio a Las Vegas, il tutto pagato da Spinelli.

Il resort di lusso a Celle Ligure

All’ex presidente di Genoa e Livorno sarebbero anche andati altri favori, fra cui un intervento nella vicenda della riqualificazione delle ex Colonie Bergamasche di Celle Ligure, complesso destinato a diventare un resort di lusso. Da un paio d’anni sono in corso i lavori di un’operazione ultramilionaria con cui la società Punta dell’Olmo, in mano ad Aldo Spinelli e al figlio Roberto, cerca di realizzare una cittadella per “paperoni”, per cui occorreva mettere le mani sulla spiaggia.

Scambio di favori con Esselunga

Un’ulteriore parte delle accuse di corruzione riguarda finanziamenti e favori scambiati con Esselunga, altro grande sostenitore del centrodestra ligure, che proprio con l’avvento delle giunte guidate da Toti ha aperto i suoi primi punti vendita in Liguria, mettendo fine allo storico dominio delle Coop. In particolare a Toti e Cozzani viene contestato di aver accettato la promessa di Francesco Moncada, consigliere di amministrazione di Esselunga, di un finanziamento illecito rappresentato dal pagamento occulto di alcuni passaggi pubblicitari sul pannello esposto sulla Terrazza Colombo di Genova – sulla sommità del Grattacielo Piacentini, location tra le più esclusive della città – per la campagna elettorale comunale del 2022, a fronte dell’impegno di sbloccare due pratiche di Esselunga pendenti in Regione relative alla apertura di due punti vendita rispettivamente a Sestri Ponente e Savona.

Voti mafiosi e boom elettorali

Un altro filone di indagini riguarda il possibile voto mafioso per spiegare il boom elettorale del partito “Cambiamo!“, fondato da Toti, che alle regionali del 2020 raccolse un eclatante 22%, surclassando partiti “storici” della sua stessa maggioranza quali la Lega, 17%, Fratelli d’Italia, 10% e Forza Italia, 5,7%. Dietro quell’exploit ci sarebbero, secondo gli inquirenti, “pacchetti di voti” garantiti da personaggi vicini a clan mafiosi nisseni – nella fattispecie il clan Cammarata del Mandamento di Riesi -, confluiti nel boom di preferenze registrate da vari candidati totiani. In questo filone il braccio destro di Toti, Cozzani, risulta indagato per promesse elettorali aggravate dal metodo mafioso, mentre il governatore è indagato per il solo reato di promesse elettorali.

Il filone spezzino e gli appalti alla Palmaria

Cozzani, ex sindaco di Porto Venere, è stato arrestato per effetto di un terzo filone di indagine, coordinato dalla Procura di La Spezia, per il reato di corruzione: avrebbe favorito alcuni imprenditori locali, legati alle concessioni balneari e agli appalti all’isola Palmaria, in cambio di favori al fratello Filippo, imprenditore. Quest’ultimo, grazie a un aumento dei finanziamenti al Salone Nautico erogato dalla Regione Liguria, avrebbe beneficiato anche dell’appalto della distribuzione dell’acqua. Dalle indagini emergono anche innumerevoli ospitate gratuite al Grand Hotel di Porto Venere di cui ha beneficiato anche lo staff di Toti.

Schlein: “Doveroso che Toti si dimetta”

A sollecitare le dimissioni di Giovanni Toti è la segretaria del Pd Elly Schlein: “Se confermate, le accuse disegnano un quadro di gravità inaudita. Un sistema corruttivo e un rapporto con la criminalità organizzata che arriva ai vertici di governo della Regione. Sono una garantista ma quando le accuse sono così gravi c’è l’opportunità politica di fare un passo indietro, per rispetto delle istituzioni” ha detto la segretaria del Pd ospite del programma E’ sempre Cartabianca, su Rete 4. “Sarebbe doveroso dimettersi”, ha aggiunto.

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