Ai domiciliari un dirigente dell’Ater della Capitale, in carcere il titolare di una società. Queste le misure disposte dalla Dda.
LATINA – Avrebbe sversato 2.371 tonnellate rifiuti speciali liquidi nel sistema fognario per percepire il corrispettivo previsto dall’appalto non decurtato del costo di smaltimento presso siti autorizzati.
Per questo motivo l’amministratore di una società sequestrata è finito in carcere con l’accusa di corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti.
L’uomo di 53 anni è inoltre accusato di aver falsificato il fir (formulario identificativo rifiuti), attestanti la regolarità dello smaltimento. Il tutto con la complicità di un dirigente dell’Ater di Roma, finito ai domiciliari.
La Polizia di Latina, su disposizione della Dda della Procura della Repubblica, con la collaborazione della mobile di Cosenza, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Roma, nei confronti di due persone, di cui una in carcere e una ai domiciliari.
Il provvedimento è la prosecuzione delle indagini che hanno permesso di scoprire un’associazione a delinquere dedita al traffico illecito di rifiuti. E non solo, perché il gruppo sarebbe stato responsabile anche dei reati contro l’ambiente e truffa ai danni dello Stato.
Le indagini del dicembre 2012 hanno portato a misure cautelari in carcere, arresti domiciliari e dell’interdizione dall’esercizio di un’attività imprenditoriale nei confronti di dieci persone, tra cui l’uomo di 53 anni finito oggi in manette.
Gli agenti hanno sequestrato beni per un valore di circa 3 milioni di euro e hanno messo i sigilli a una s.r.l. con sede a Roma ed attiva nel campo dello smaltimento dei rifiuti.
Il filone della nuova indagine ha permesso di scoprire i reati di cui il titolare della società è oggi accusato.
Gli agenti hanno inoltre appurato l’esistenza di un rapporto di corruttela intercorso tra l’uomo di 53 anni e il dirigente dell’Ater.
I poliziotti hanno scoperto due episodi, in occasione dei quali il dirigente pubblico ha ricevuto, rispettivamente, 8.000 euro in contanti e il denaro utilizzato per l’acquisto di una motocicletta nuova del valore di 23.251 euro.
Somme che per gli inquirenti sarebbero servite per il pagamento di un sal (Stato Avanzamento Lavori) del valore di 233.582 euro a favore della società sequestrata nel dicembre 2021. Il pagamento sarebbe stato emesso nell’ambito di un appalto per la fornitura dei servizi di video – ispezione, spurgo fognature e manutenzione degli immobili di proprietà dell’Ater di Roma.
Il credito era stato maturato in relazione ad alcuni lavori effettuati da un’altra società, acquisita successivamente alla maturazione del credito da quella sottoposta a sequestro, il tutto grazie all’illegittimo avallo del dirigente Ater.