Conducente obbligato a controllare che tutti i passeggeri abbiano la cintura di sicurezza: lo dice la Cassazione

Annullata l’assoluzione di una 29enne di Alatri accusata di omicidio colposo. L’auto era finita fuori strada e nell’incidente era morto sul colpo un 18enne che non aveva le cinture allacciate.

Frosinone – Prima di avviare un veicolo, il conducente deve assicurarsi che tutti i passeggeri abbiano correttamente allacciato la cintura di sicurezza. In caso contrario, è obbligato a rifiutarsi di proseguire il trasporto. Questo principio è stato ribadito il 18 dicembre dalla Corte di Cassazione, che ha annullato l’assoluzione di Letizia D., una 29enne di Alatri accusata di omicidio colposo. L’incidente risale alla notte di Capodanno del 2015, quando l’auto guidata dalla giovane uscì di strada per evitare un cane randagio. Nel tragico schianto perse la vita un passeggero, Gianmarco Ruspantini, 18 anni, che sedeva sul sedile posteriore senza cintura e fu sbalzato fuori dall’abitacolo.

Secondo i giudici, Letizia avrebbe dovuto verificare che i passeggeri avessero la cintura allacciata prima di partire. L’assenza di segnalatori acustici sull’auto, come indicato dalla sentenza di primo grado, non esonera la conducente dalle sue responsabilità. Infatti, una perizia ha stabilito che il giovane, se avesse indossato la cintura, sarebbe rimasto ancorato al sedile, evitando l’esito fatale.

Il Tribunale di Frosinone l’aveva assolta nel marzo 2024, ritenendo che non le potesse essere attribuita colpa, in quanto non obbligata a un controllo continuo durante la marcia. Tuttavia, il procuratore generale presso la Corte d’appello di Roma ha presentato ricorso, sostenendo che il mancato controllo iniziale configurasse una condotta negligente.

La Cassazione ha accolto il ricorso, sottolineando che la conducente, oltre a verificare che i passeggeri indossino la cintura, deve agire per impedirne il trasporto in caso di mancato rispetto della norma. La sentenza di assoluzione è stata quindi annullata e si procederà con un nuovo giudizio davanti alla Corte d’appello di Roma.

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