Ma cadono le accuse più gravi. Per i giudici di Perugia, non c’è stata un’associazione a delinquere dietro la presunta manipolazione.
Perugia – Si è concluso il primo grado di giudizio della vicenda che ha colpito Catiuscia Marini. L’ex presidente della Regione Umbria è stata condannata a due anni di reclusione dal tribunale di Perugia per una presunta manipolazione dei concorsi banditi dall’Azienda ospedaliera e dall’Usl 1. Sono cadute invece le accuse più gravi, come quella dell’associazione per delinquere: “Non ha commesso il fatto”. Per questo capo reato, invece, sono stato ritenuti responsabili l’ex assessore regionale alla Sanità Luca Barberini e l’ex segretario regionale del Pd e sottosegretario Gianpiero Bocci, condannati a tre anni e due anni e sette mesi.
Marini, ex esponente del Partito democratico, ha commentato così la sentenza: “Considero molto importante che si sia fatto definitivamente chiarezza che non ho mai promosso in questa regione un’associazione per delinquere ai danni del sistema sanitario regionale e di non averne mai fatto parte”. Un “risultato importante”, e comunque Marini spera nell’appello. “Rimangono in piedi alcuni reati tipici del pubblico amministratore, tra cui l’abuso d’ufficio, e sono serena che in secondo grado sapremo far valere le nostre ragioni”.
Secondo l’accusa manipolavano i concorsi per far vincere i “loro” candidati, sempre in linea con la volontà del partito. Così l’ex presidente dem della Regione, l’ex assessore regionale alla Sanità Luca Barberini e il segretario umbro del Pd, nonché ex sottosegretario all’Interno durante il governo Renzi, Gianpiero Bocci, erano finiti al centro di un’inchiesta giudiziaria della Procura di Perugia. L’avviso aveva riguardato complessivamente 45 persone. Bocci e Barberini erano stati arrestati ed era emersa l’iscrizione nel registro degli indagati della governatrice Pd, ai vertici della Regione dal 2010 al 2019. Barberini e Bocci erano stati messi ai domiciliari, come era avvenuto anche con il direttore generale dell’Azienda ospedaliera Emilio Duca e il direttore amministrativo della stessa azienda Maurizio Valorosi.
Coinvolto anche l’ex direttore sanitario Diamante Pacchiarini. Al centro delle indagini c’erano almeno otto concorsi per assunzioni di circa una trentina tra medici, infermieri e personale sanitario all’ospedale di Perugia. L’accusa rivolta a Marini, Bocci e Barberini era quella di aver creato “una vera e propria rete di sistema” attraverso cui i vertici della Regione e dell’ospedale “condizionavano gran parte dei concorsi pubblici gestiti dall’Azienda ospedaliera di Perugia e da altre aziende sanitarie umbre”.