Concessioni balneari il giornale popolare

Concessioni, “sciopero” dei balneari: il 9 agosto ombrelloni aperti due ore dopo

Il nodo del problema è l’applicazione della direttiva Ue Bolkestein che si trascina da 14 anni. A gennaio 2025, le prime aste.

Roma – Ombrelloni aperti con due ore di ritardo sulle spiagge italiane il 9 agosto. E’ la protesta dei balneari di Fipe Confcommercio e di Fiba Confesercenti per accendere i riflettori sulla delicata questione delle concessioni. La protesta sarà preceduta, il giorno prima, dalla diffusione in tutte le strutture dei concessionari di una lettera in cui gli operatori del settore denunciano “la situazione paradossale” in cui si trovano a fronte delle incertezze sul loro destino e puntano il dito sulla “ignavia della politica”.

“Non ne possiamo più e se non si fa qualcosa subito nel settore balneare a settembre sarà il far west. E per questo abbiamo annunciato che il 9 agosto apriremo gli ombrelloni con 2 ore di ritardo. Perché il governo ci ascolti”, dice Antonio Capacchione, presidente nazionale Sib Fipe-Confcommercio, sindacato italiano balneari, sulla iniziativa di protesta per le concessioni annunciata per il 9 agosto, che prevede l’inizio del servizio ombrelloni con 2 ore di ritardo negli stabilimenti delle spiagge italiane. Una mobilitazione che i sindacati dei balneari non hanno annunciato a cuor leggero e che affrontano non senza timori di ricadute sulla loro immagine coi clienti: “Siamo terrorizzati – ammette Capacchione – ma non abbiamo altra scelta per farci ascoltare. Se fossimo irresponsabili chiuderemmo tutto, ma non lo siamo. Noi speriamo solo che questa protesta annunciata non debba essere fatta e che arrivino le risposte da governo e parlamento, che auspichiamo non vadano bellamente in vacanza”.

Il nodo del problema è sempre l’applicazione della direttiva Ue Bolkestein che si trascina da 14 anni. A gennaio 2025 dovrebbero tenersi le prime aste aperte agli operatori europei. La normativa vigente impone di mettere a gara le concessioni non oltre il 31 dicembre 2024. Ci sono però dei aspetti poco chiari, come il fatto che per il Consiglio di Stato le nuove regole andranno applicate nei casi di “risorse scarse”. E gli enti locali stanno iniziando a muoversi con le gare. A metà luglio un nuovo “uragano” si era abbattuto con forza sui balneari. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea aveva stabilito che alla scadenza delle concessioni lo Stato italiano poteva acquisire le opere “inamovibili” – spogliatoi, piscine, bar – senza dovere nulla agli imprenditori che le avevano realizzate e quindi pagate.

I giudici sono intervenuti perché interpellati dal Consiglio di Stato italiano, il quale doveva risolvere un vecchio contenzioso tra il comune di Rosignano Marittimo, in Toscana, e lo stabilimento balneare Bagni Ausonia gestito in concessione dal 1928 dalla società SIIB (Società italiana imprese balneari). Nel 2007, alla scadenza di uno dei periodi di concessione, il comune di Rosignano acquisì i beni immobili dello stabilimento che negli anni avevano costruito i concessionari, in virtù dell’articolo 49 del codice della navigazione che non prevede risarcimenti per questo genere di acquisizioni. Dopo averli acquisiti, il comune alzò i canoni di concessione. 

Ma nel 2014 la società si oppose sostenendo che i beni considerati “inamovibili” non erano davvero inamovibili e potessero essere rimossi in 90 giorni, con l’obiettivo di mantenere la loro proprietà. Il comune respinse questa ricostruzione. In seguito a una lunga serie di ricorsi presentati alla giustizia amministrativa, la questione è stata infine valutata dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea che ha dato ragione al comune di Rosignano Marittimo. Dal 2006 a oggi, però, governi italiani di vario orientamento politico, nel timore di inimicarsi la categoria dei balneari che è piuttosto influente, hanno rinviato in maniera straordinaria la scadenza di queste concessioni, prorogandole.

L’ultima proroga era stata quella voluta dall’attuale governo di Giorgia Meloni, che nella legge di bilancio approvata nel dicembre del 2022 aveva prorogato le concessioni fino alla fine del 2024. Diverse sentenze del Consiglio di Stato, il secondo grado della giustizia amministrativa, hanno stabilito che le concessioni non possono essere prorogate automaticamente. Nella sentenza è stato contestato anche il fatto che ci siano molte spiagge disponibili, tesi invece sostenuta dal governo per giustificare la mancata applicazione della direttiva Bolkestein.

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