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Commissariata la Alviero Martini: il brand di alta moda subappaltava a opifici cinesi che sfruttavano i lavoratori

Dieci le persone denunciate per caporalato, altre 37 deferite in quanto irregolari. Multe e sanzioni per oltre 300mila euro.

Milano – Grossi guai per l’azienda Alviero Martini, commissariata in quanto ritenuta “incapace di prevenire e arginare fenomeni di sfruttamento lavorativo”. Il brand di alta moda si affidava a laboratori cinesi ma come si legge nella nota diffusa dai carabinieri, non ha “mai effettuato ispezioni o audit sulla filiera produttiva per appurare le reali condizioni lavorative ovvero le capacità tecniche delle aziende appaltatrici tanto da agevolare (colposamente) soggetti raggiunti da corposi elementi probatori in ordine al delitto di caporalato”. Per questo i carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro di Milano hanno dato esecuzione al decreto di amministrazione giudiziaria emesso dal tribunale di Milano – sezione Misure di prevenzione – su richiesta della procura.

I militari dell’Arma hanno accertato che la casa di moda avesse l’abitudine di affidare, mediante contratto di appalto con divieto di sub-appalto senza preventiva autorizzazione, l’intera produzione a società terze, con completa esternalizzazione dei processi produttivi. Le aziende appaltatrici dispongono solo nominalmente di adeguata capacità produttiva e possono competere sul mercato solo esternalizzando le commesse ad opifici cinesi, i quali riescono ad abbattere a loro volta i costi grazie all’impiego di manodopera irregolare e clandestina in condizioni di sfruttamento.

Tale sistema consente di realizzare una massimizzazione dei profitti inducendo, con il classico sistema “a strozzo” (schema esemplificativo in allegato) l’opificio cinese che produce effettivamente i manufatti ad abbattere i costi da lavoro (contributivi, assicurativi e imposte dirette) facendo ricorso a manovalanza “in nero” e clandestina, non osservando le norme relative alla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro nonché non rispettando i Contratti Collettivi Nazionali Lavoro di settore riguardo retribuzioni della manodopera, orari di lavoro, pause e ferie.

A partire dal settembre scorso il NIL di Milano ha effettuato accertamenti sulle modalità di produzione, confezionamento e commercializzazione dei capi di alta moda procedendo al controllo dei soggetti affidatari degli appalti nonché dei sub affidatari non autorizzati costituiti esclusivamente da opifici gestiti da cittadini cinesi nelle province di Milano, Monza e Brianza e Pavia.

Otto gli opifici controllati, tutti risultati irregolari, nei quali sono stati identificati 197 lavoratori di cui 37 occupati in nero e clandestini sul territorio nazionale. I lavoratori venivano sfruttati, sottopagati e costretti a operare in ambienti insalubri senza le necessarie misure di sicurezza . Addirittura, i lavoratori erano costretti a pernottare in dormitori realizzati abusivamente e in condizioni igienico sanitarie disastrose.

Dieci titolari di aziende, tutti di origine cinese, sono stati deferiti in stato di libertà per caporalato; denunciate anche 37 persone non in regola con la permanenza e il soggiorno sul territorio nazionale.

Salate anche le ammende, pari a oltre 153mila euro, con sanzioni amministrative pari a 150mila euro. Per 6 aziende è stata disposta la sospensione dell’attività per gravi violazioni in materia di sicurezza e per utilizzo di lavoro nero.

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