Il corpo trovato vicino al lago di Barcis. L’ex è ancora irreperibile. Il procuratore e i genitori di Filippo: “Costituisciti”.
Pordenone – Alla fine la notizia che nessuno voleva sentire è arrivata. E’ di Giulia Cecchettin il cadavere trovato stamani intorno a mezzogiorno dai vigili del fuoco in un canalone del lago di Barcis, in provincia di Pordenone. A confermarne l’identità sono stati i carabinieri e la procura di Venezia. La ragazza era scomparsa una settimana fa insieme all’ex fidanzato Filippo Turetta. I due avevano litigato e lui l’aveva aggredita. La ragazza è stata uccisa con numerose coltellate alla testa e al collo.
Ieri il ragazzo era stato iscritto sul registro degli indagati con l’accusa di tentato omicidio. Al momento di lui ancora nessuna traccia. Stamani un’auto Fiat Grande Punto nera identica a quella del giovane, era stata trovata nel parcheggio del lago, non lontano da dove è stato rinvenuto il corpo. Ma in giornata è emerso che l’auto con la targa di Filippo sarebbe stata avvistata in Carinzia (Austria). E mentre le ricerche del ragazzo proseguono senza sosta, emergono i i primi terribili dettagli dell’omicidio: il corpo di Giulia, ritrovato da un’unità cinofila della Protezione civile in un canalone tra la zona del lago di Barcis e Piancavallo, è stato abbandonato al bordo della strada e lasciato rotolare lungo un dirupo per una cinquantina di metri, fino a quando si è fermato nel canalone.
Giulia è stata uccisa con varie coltellate alla testa e al collo
Al momento del ritrovamento il cadavere presentava un’evidente frattura alla testa con un’abbondante fuoriuscita di sangue. L’ispezione del cadavere, svolta dal medico legale Antonello Cirnelli alla presenza del sostituito procuratore di Pordenone Andrea Del Missier, ha rilevato che la giovane presentava anche numerose ferite da difesa alle mani e alle braccia. L’autopsia, che verrà effettuata a inizio della prossima settimana stabilirà la compatibilità delle fratture con le macchie di sangue repertate dai carabinieri sulla strada vicinale della zona industriale di Fossò. Lì Filippo Turetta l’avrebbe tramortita prima di caricarla di forza nell’auto.
Giulia e Filippo, il litigio e poi la scomparsa
Giulia, 22 anni, era scomparsa una settimana fa, sabato 11 novembre, assieme a Filippo, anch’egli 22enne, dopo un litigio. Una scomparsa “strana” perché la ragazza avrebbe dovuto laurearsi nei giorni scorsi all’Università di Padova. Il cellulare del ragazzo risulta spento da quella sera. L’unica attività registrata nei giorni seguenti è stata quella di Whatsapp perché collegata e condivisa sul pc che il giovane aveva a casa, e che è stato sequestrato durante la perquisizione effettuata venerdì nella sua abitazione. Per il momento, a parte il collegamento con il server dell’app di messaggistica, non risultano nuove localizzazioni dello smartphone.
Sabato scorso la ragazza aveva mandato un messaggio alla sorella alle 22 e 43, poi era sparita nel nulla. Filippo invece, intorno alle 23, aveva inviato un messaggio alla madre per avvisare che si sarebbe fermato fuori a cena, poi il silenzio.
Nel video di sorveglianza si vede Filippo che aggredisce Giulia
Sabato notte la coppia era stata immortalata dalle telecamere della zona industriale di Fossò, in provincia di Venezia. Il video, registrato nei pressi del parcheggio dello stabilimento Dior, aveva ripreso Filippo mentre aggrediva Giulia e la caricava, sanguinante, sulla sua auto. Giulia, ferita, aveva cercato di fuggire ma lui l’aveva rincorsa e colpita di nuovo con violenza facendola cadere e lasciandola apparentemente esanime a terra, prima di caricarla in auto e fuggire.
Ieri Filippo era stato iscritto nel registro degli indagati per tentato omicidio, quindi sono state avviate le perquisizioni a casa del giovane a Torreglia, nel Padovano. Domenica 12 novembre (e non mercoledì 15, come ritenuto in un primo momento) la sua auto era stata localizzata in Austria, registrata dal targa-system a Lienz, nel Tirolo orientale. Ma da allora se n’erano perse le tracce.
Giulia e Filippo, la svolta nelle indagini grazie alla telecamera degli accessi a Piancavallo
Negli ultimi giorni le ricerche si erano intensificate intorno al lago di Barcis perché secondo la ricostruzione fatta grazie alle celle agganciate dal telefonino dell’ex fidanzato, c’erano due ore di buco temporale proprio in quella zona, che si trova infatti lungo la direttrice che avrebbe seguito nella fuga la Fiat Punto nera di Turetta.
La svolta nelle indagini è arrivata giovedì mattina in maniera del tutto casuale. La telecamera che registra il passaggio dei veicoli all’ingresso dell’area turistica di Piancavallo è stata riaccesa dopo quattro giorni in cui non era operativa per manutenzione. Il software aveva tuttavia continuato a registrare i passaggi, pur senza trasmetterli al sistema operativo. Alla riaccensione è scattato l’alert per il transito dell’automobile di Filippo.
Trattandosi di una zona completamente periferica e per la quale Filippo aveva fatto una deviazione anomala rispetto al successivo rilevamento, avvenuto alla diga del Vajont, gli investigatori hanno immediatamente iniziato a battere palmo a palmo i 12 chilometri di strada che separano Piancavallo dal lago di Barcis, dove già si era concentrata l’attenzione dei Carabinieri.
Il corpo di Giulia indossava gli stessi abiti dalla scomparsa
Il cadavere di Giulia, recuperato nel canalone del lago di Barcis, aveva addosso ancora gli stessi abiti che indossava al momento della scomparsa. La procura e i carabinieri riceveranno a breve i risultati degli esami sulle macchie di sangue repertate sul marciapiede della strada vicinale della zona industriale a Fossò (Venezia), distante 6 km da Vigonovo. Sul corpo recuperato verranno effettuati i prelievi di tessuto e di sangue per estrarre il profilo genetico e confrontarlo con quello dei familiari di Giulia. Intanto la strada che conduce al luogo dove è stato trovato il corpo è stata completamente interdetta al traffico per un tratto di circa 8 chilometri, in attesa dell’arrivo del pm di Venezia e del medico legale, Antonello Cirnelli.
Il cadavere lasciato cadere in un dirupo di 50 metri, trovato con frattura alla testa
Nel pomeriggio sono emersi i primi raccapriccianti dettagli dell’uccisione della ragazza. Secondo le forze dell’ordine Filippo avrebbe fatto rotolare il corpo di Giulia lungo un dirupo per 50 metri, fino a quando non si è fermato nel canalone. Al momento del ritrovamento presentava una evidente frattura alla testa con abbondante fuoriuscita di sangue. La strada dove è stata trovata la ragazza nel periodo invernale viene chiusa fino al 15 aprile perché impraticabile. Gli inquirenti hanno disposto un’autopsia sul corpo di Giulia per accertare esattamente le cause della morte e l’esame del Dna sul cadavere.
Giulia, l’addio disperato della sorella e del fratello sui social
“Rest In Power. I love you”, è il testo del messaggio postato su Instagram da Elena Cecchettin, sorella di Giulia, alla notizia del ritrovamento del corpo. Che sui social ha aggiunto un messaggio disperato di accusa: “È stato il vostro bravo ragazzo”.
Anche il fratello Davide ha espresso il suo cordoglio sui social: “I love you, susumina”, ha scritto su Instagram, postando una foto che ritrae Giulia mentre abbraccia sorridendo un grande orso di peluche.
Elena: Giulia aveva paura di Filippo
“Giulia aveva confidato alle amiche di aver avuto paura di Filippo in varie occasioni, ma a me non aveva detto nulla”, aveva confidato ieri Elena intervenendo alla trasmissione Storie Italiane su Rai1. “Avendo parlato con persone vicine a Giulia ed essendoci anche confrontati su quello che Giulia ci diceva, è emerso che con loro aveva parlato di aver avuto paura di Filippo. Che dopo certi episodi aveva scritto ‘Non era mai successo, ma mi ha fatto veramente paura, sia per le parole che i gesti che ha usato’, per poi minimizzare sui gesti dicendo ‘ma no, non è niente’. Però in più occasioni ha detto di essere preoccupata, cosa che non mi aveva mai detto direttamente, forse perché pensava che potessi essere troppo protettiva nei suoi confronti”, ha spiegato la sorella di Giulia.
L’avvocato della famiglia: “E’ l’ora del dolore”
“Adesso è il momento del dolore e di stringersi attorno alla famiglia. Il lavoro degli investigatori ha portato intanto a ritrovare Giulia. Ora è anche il momento di individuare le responsabilità e le dinamiche di questa vicenda, per le quali ci affidiamo ancora alle forze dell’ordine”, ha detto poco fa, in una breve dichiarazione davanti alla villetta dei Cecchettin, l’avvocato Stefano Tigani che, con l’associazione Penelope, sta assistendo la famiglia.
L’appello del procuratore e dei genitori a Filippo: “Non fuggire, costituisciti”
Il procuratore capo di Venezia Bruno Cherchi ha rivolto un appello a Filippo Turetta per convincerlo a costituirsi “E’ un appello al ragazzo – ha spiegato ai giornalisti, come riporta l’Ansa – affinché si costituisca e possa dare la propria versione dei fatti. Speravamo di non dover dare questa notizia (il ritrovamento del corpo di Giulia, ndr) ma la ricostruzione dei fatti che potrebbe fare Turetta sarebbe molto importante, anche per lui stesso. Per questo ribadisco: non continui questa sua fuga e si costituisca”. Nel tardo pomeriggio anche i genitori di Turetta, attraverso il loro legale, hanno fatto appello al figlio di costituirsi. Il legale della famiglia del ragazzo, Emanuele Compagno, ha dichiarato di escludere la premeditazione. “Filippo non avrebbe accompagnato Giulia a casa dopo che sono stati al centro commerciale”, spiega l’avvocato perché “avrebbe preso più soldi o magari una valigia con dei vestiti”. La coppia è stata sentita dai carabinieri di Mestre e secondo il legale anche oggi hanno provato a mettersi in contatto con il figlio “mandandogli più messaggi, ma senza risposta”.
L’auto di Filippo avvistata in Carinzia
Nel frattempo continuano le ricerche: l’auto, una Fiat Punto nera, è stata vista passare in Austria domenica scorsa e come conferma l’Interpol si troverebbe in Carinzia, in Austria. L’auto avrebbe attraversato il confine a Tarvisio e avrebbe proseguito via Villach fino a Lienz.
La rettrice dell’ateneo di Padova: siamo sgomenti e attoniti
“La notizia della scomparsa di Giulia Cecchettin ci lascia sgomenti e attoniti. Un dolore lancinante per l’intera comunità che forma l’ateneo patavino”, ha commentato la rettrice dell’Università di Padova, Daniela Mapelli. “Abbiamo atteso, abbiamo tutte e tutti sperato, in questi giorni, che ci potesse essere un epilogo diverso – aggiunge -. Anche a nome del direttore di Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, Gaudenzio Meneghesso, ci prendiamo l’impegno di ricordare Giulia, che proprio in questi giorni avrebbe dovuto festeggiare il raggiungimento di un obiettivo tanto voluto, quello della laurea. Ci stringiamo a parenti, amiche e amici, in queste ore di immensa tristezza”.
Dall’inizio dell’anno 105 femminicidi
Da gennaio ad oggi sono 105 i femminicidi consumati in Italia, come evidenzia il nuovo report sugli omicidi volontari e la violenza di genere pubblicato dal Dipartimento di pubblica sicurezza del Viminale. Secondo i nuovi dati, aggiornati al 3 settembre scorso, infatti, sono stati registrati 225 omicidi, con 77 vittime donne, di cui 61 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 38 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando gli omicidi commessi erano stati 215, si tratta di un aumento del 5%. In calo, invece, il numero delle vittime di genere femminile, che da 81 diventano 77 (-5%). A questi vanno aggiunti gli omicidi commessi ai danni delle donne da settembre ad oggi, che portano il totale a un drammatico e inaccettabile numero di 105.
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