Disarticolate due organizzazioni con base a Erba e Canzo che hanno sfiorato la guerra per il controllo dello spaccio.
Como – Imprenditori minacciati e vittime di pestaggi dopo aver contratto prestiti ad usura, traffico di droga, armi, estorsioni e giri di fatture false: la morsa della ‘ndrangheta torna a serrarsi sul Comasco come dimostra la nuova operazione scattata all’alba che ha visto gli uomini della squadra mobile di Como e del Servizio Operativo Speciale della polizia eseguire 25 misure cautelari in carcere e 5 ai domiciliari, in alcuni casi tornando a mettere le manette ai polsi di mafiosi già condannati per l’operazione “Infinito” e usciti da poco dal carcere.
Gli indagati, raggiunti dagli agenti tra Lombardia, Piemonte e in Calabria, sono sospettati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti con l’aggravante dell’associazione armata, usura ed estorsione con l’aggravante del metodo mafioso, autoriciclaggio per aver riutilizzato i proventi dell’attività di spaccio per acquistare locali pubblici e finanziare società, intestazione fittizia, indebita percezione di erogazioni pubbliche, per aver ottenuto mutui attraverso fondi di garanzie per il tramite di documentazione falsa.
L’indagine nasce da un’attività antidroga della Squadra Mobile di Como: dall’arresto per spaccio di una 45enne di San Fermo nel dicembre 2019, gli investigatori sono risaliti a personaggi già condannati come affiliati alle “locali” della ‘ndrangheta di Erba e di Canzo nell’ambito del processo Infinito.
L’inchiesta ha evidenziato l’esistenza di due gruppi criminali differenti, ma in qualche modo collegati tra loro e vicini ad ambienti ’ndranghetisti, in particolar modo il mandamento tirrenico e le cosche di Rosarno, che gestivano il traffico di stupefacenti (soprattutto cocaina e hashish) nella zona dell’Erbese il primo, tra Cadorago, Turate e la provincia di Varese il secondo. dalle carte dell’indagine emerge una situazione di altissima tensione tra esponenti della “locale” di Erba e quella di Canzo per il controllo dello spaccio di cocaina nella zona. Un conflitto appianato soltanto grazie all’intervento di calibri da novanta dei clan direttamente dalla Calabria.
Nel corso dell’indagine sono emersi anche svariati reati di tipo economico-finanziario. Avvalendosi di diverse società di comodo, con intestazioni fittizie e prive di operatività, sono emersi svariati illeciti quali intestazioni fittizie di beni, formazioni fittizie di capitali sociali, emissione di fatture false. Una delle società in questione è stata utilizzata per ottenere un mutuo da 690mila euro garantito dal fondo di garanzia per le PMI istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Le risultanze investigative hanno portato anche all’emissione di un decreto di sequestro preventivo d’urgenza, già convalidato dal Gip del Tribunale di Milano.