Domenico Gargiulo venne ucciso nel 2019 dopo due tentativi falliti, in uno dei quali morì una vittima innocente.
Napoli – Colpo alla camorra: otto arresti per omicidio, traffico di droga e armi. Svelato l’omicidio Gargiulo. Nell’ambito di un’importante attività d’indagine diretta dalla Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia, la Squadra Mobile di Napoli ha eseguito, in data odierna, un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Napoli nei confronti di otto persone gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione di stampo mafioso, omicidio, occultamento di cadavere, nonché di traffico e spaccio di stupefacenti, detenzione illegale di armi, estorsione, favoreggiamento, riciclaggio e ricettazione.
Le complesse indagini hanno riguardato gli assetti criminali nel quartiere di Secondigliano, roccaforte del cartello camorristico noto come “Alleanza di Secondigliano”, composto dai clan Licciardi, Contini e Mallardo. In particolare, è stato ricostruito il ruolo e l’organizzazione del gruppo del “Rione Don Guanella”, articolazione del clan Licciardi, diretto da Antonio Bruno.
Uno dei punti chiave dell’inchiesta è stato il delitto di Domenico Gargiulo, alias “Sic e Penniell”, affiliato al clan Sautto-Ciccarelli, freddato con un colpo alla nuca nel settembre 2019. Il suo cadavere fu nascosto nel bagagliaio di un’auto rubata, ritrovata poco dopo nel Rione Don Guanella. Le indagini hanno consentito di identificare mandanti, esecutori, movente e modalità dell’omicidio: un delitto maturato non solo per ragioni di potere criminale, ma anche come vendetta trasversale legata a una precedente faida.
Gargiulo era già scampato a due tentati omicidi nel 2012, durante la terza faida di Scampia, ma gli aggressori, nel primo tentativo, uccisero per errore Pasquale Romano, vittima innocente. La condanna all’ergastolo di Baldassarre Salvatore, nipote del boss Antonio Abbinante, per quei fatti, avrebbe spinto i clan Licciardi e Sautto-Ciccarelli a eliminare Gargiulo, in alleanza col clan Abbinante.
Oltre all’omicidio, l’indagine ha documentato l’arsenale in mano agli affiliati, usato per intimidazioni e spedizioni punitive. È emerso anche il controllo del mercato delle auto rubate, gestito tramite il metodo del cosiddetto “cavallo di ritorno”, nonché la gestione delle piazze di spaccio del Rione Don Guanella, con reinvestimento dei proventi nel traffico di droga. Durante l’operazione, sono state eseguite numerose perquisizioni a carico sia degli arrestati che di altri soggetti indagati.