Smantellata un’organizzazione criminale internazionale dedita al riciclaggio di denaro derivante dal narcotraffico. Disposte numerose misure cautelari in carcere e sequestri per milioni di euro. L’operazione ha visto l’impiego di agenti infiltrati, 27 i Paesi coinvolti.
Trento – Nella mattinata odierna, finanzieri del Comando provinciale della città – coadiuvati da personale dello S.C.I.C.O. e da numerosi reparti territoriali del Corpo sul territorio nazionale, insieme alla squadra di polizia giudiziaria della procura distrettuale di Trento con l’ausilio di funzionari dell’Agenzia Europol – nell’ambito d’indagini delegate dalla procura distrettuale della Repubblica di Trento con l’applicazione di un sostituto procuratore della Direzionale Nazionale Antimafia e Anti-terrorismo, in sinergia con il rappresentante italiano di Eurojust, in materia di riciclaggio internazionale, stanno dando esecuzione ad un’ordinanza che ha disposto l’applicazione della custodia cautelare in carcere nei confronti di decine di soggetti, anche all’estero, ed il sequestro di svariati milioni di euro.
Complessivamente, l’indagine vede il coinvolgimento di 47 soggetti, di cui 26 di nazionalità estera (Colombia, Marocco, Albania e Siria), ritenuti a vario titolo, salvo il principio di presunzione di innocenza, responsabili di aver partecipato o concorso ad un’articolata associazione per delinquere a carattere transazionale dedita al riciclaggio di denaro derivante dal traffico internazionale di sostanze stupefacenti in favore dai cartelli sudamericani.
Le investigazioni, specificamente svolte dal G.I.C.O. del Nucleo Polizia EconomicoFinanziaria della Guardia di Finanza di Trento, sotto la direzione dell’A.G. trentina, traggono origine dall’attivazione di un‘operazione speciale ex. art. 9 della L. 146/2006, nel corso della quale è stato impiegato un agente undercover, allo scopo di infiltrarsi all’interno della fitta rete di broker internazionali serventi i cartelli sud americani che – nel quadro di un accordo illecito preesistente che coinvolgeva i rappresentanti della criminalità organizzata siciliana, calabrese e altre strutture criminali organizzate, grazie ad una ramificata rete di collaboratori e facilitatori – erano dediti al riciclaggio internazionale dei proventi derivanti dal traffico di sostanze stupefacenti sul territorio nazionale.
L’attività investigativa è stata avviata nel 2019 e si è avvalsa degli strumenti di cooperazione internazionale giudiziaria di 27 Paesi esteri (tra i quali gli Stati Uniti, la Francia, la Germania, la Spagna e la Colombia) e dei canali di cooperazione internazionale di polizia, attivati sia per il tramite di personale della Homeland Security Investigations, sia attraverso l’attività degli Esperti e degli Ufficiali di Collegamento all’’estero della Guardia di Finanza, sia dell’Ufficio E.F.E.C.C. (European Financial and Economic Crime Centre) di EUROPOL. Il rappresentante italiano di EUROJUST ha lavorato in sinergia con la Procura della Repubblica di Trento, coordinando e collegando attività investigative con altre Procure europee, ottenendo l’acquisizione del cripto chat Sky ECC e Encrochat, utilizzate dalle persone sottoposte ad indagini per la messaggistica relativa ai prelevamenti di denaro contante (c.d. “money pick up”). Importante collaborazione è stata realizzata attraverso sinergie investigative con Pubblici Ministeri della Procura di Bogotá (Fiscalia General de la Nacion della Repubblica Colombiana) e di Pubblici Ministeri di Miami (Assistant United States Attorney’s).
L’organizzazione per delinquere transazionale era suddivisa in 3 livelli organizzativi ed inquadrata in un network criminale operativo a livello mondiale dedito al riciclaggio internazionale e servente il traffico intercontinentale di cocaina dei cartelli sudamericani. Nel corso delle investigazioni è emerso che i clan colombiani e messicani, che cedevano a credito sostanze stupefacenti alle organizzazioni criminali nazionali, per far fronte alla necessità di far rientrare in Sud America il prezzo dello stupefacente, si avvalevano di una specifica “rete di broker” internazionali allo scopo di riciclare il denaro e convertirlo sotto forma di beni e servizi. La metodologia di riciclaggio scoperta può essere sintetizzata nelle seguenti fasi:
- i “cartelli sud-americani” cedevano a credito partite di cocaina a sodalizi criminali operanti in Italia, i quali, dopo l’attività di spaccio, incassavano denaro contante che veniva successivamente consegnato ai “money collectors” (detti anche “corrieri”);
- questi ultimi, tramite una cosiddetta operazione di “money pick up” trasferivano, a loro volta, le somme ai “money mule” (detti anche “prelevatori”);
- il denaro, dopo il deposito su dei conti correnti, veniva bonificato (in dollari) a favore di aziende, precedentemente individuate dalla “rete” di supporto dei cartelli, dislocate in diversi paesi del mondo, tra i quali Stati Uniti, Cina, Hong Kong e Turchia, operanti nel settore della commercializzazione di prodotti elettronici (specie di telefonia) e beni di lusso (orologi etc.);
- dette società procedevano quindi alla spedizione dei prodotti verso i clienti sudamericani, i quali pagavano (in pesos) il prezzo dei prodotti direttamente alla “rete dei broker” di supporto ai cartelli colombiani, così permettendo a questi ultimi, con la consegna delle somme alle consorterie criminali, di ottenere il denaro, oramai ripulito, in moneta locale.
La peculiarità delle indagini è consistita nell’aver fatto ricorso alla normativa delle indagini sotto copertura con un agente undercover della Guardia di Finanza, il quale, piuttosto che intervenire sui movimenti delle sostanze stupefacenti, è intervenuto sui movimenti del denaro, svelando l’attività di riciclaggio dei proventi del narcotraffico. Sono stati monitorati 42 episodi di raccolta di denaro (operazioni di “money pick up”), per un totale di circa 18,5 milioni di euro, avvenuti, previ accordi su sistemi di messaggistica criptati, su tutto il territorio nazionale, spesso in località poco frequentate per non destare sospetti. L’esecuzione del provvedimento dell’Autorità Giudiziaria – avvenuta nelle province di Bologna, Brescia, Firenze, Matera, Milano, Napoli, Perugia, Ravenna, Reggio Calabria, Reggio Emilia, Rieti, Roma e Torino, nonché, grazie al supporto dell’organo di cooperazione giudiziario europeo EUROJUST e l’ausilio di funzionari dell’Agenzia EUROPOL, anche in Colombia e Spagna – ha consentito di sottoporre a sequestro saldi attivi dei conti correnti, beni immobili ed automobili.
Gli esiti dell’odierna indagine testimoniano, ancora una volta, l’efficacia delle sinergie investigative poste in essere dalla Guardia di Finanza e dalla procura della Repubblica di Trento, a contrasto dei più insidiosi e complessi fenomeni di riciclaggio internazionale dei proventi illeciti generati dalle organizzazioni criminali. A memoria dell’insegnamento di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino di seguire i movimenti del denaro per sconfiggere il crimine organizzato, l’esecuzione delle misure avviene a pochi giorni di distanza dall’anniversario della strage di Capaci. Si osserva come sia stato importante il ruolo della Direzione Nazionale Antimafia che, oltre all’applicazione di un suo magistrato, ha provveduto al coordinamento dell’attività investigativa della Direzione distrettuale della procura di Trento con le altre procure distrettuali interessate, ivi comprese quelle che oggi operano contestualmente con questo ufficio, per l’esecuzione di altre misure cautelari. In osservanza delle disposizioni del Decreto Legislativo 8 novembre 2021, n. 188 si rappresenta che, per il principio della presunzione di innocenza, la colpevolezza delle persone sottoposte ad indagine in relazione alla vicenda, sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna. La diffusione del presente comunicato stampa è stata autorizzata dalla procura della Repubblica di Trento in ottemperanza alle disposizioni di cui al D.Lgs n. 188/2021.