Pozzolo Campana pistola

Chiesto rinvio a giudizio per Pozzolo, indagato per lo sparo a Capodanno

La Procura di Biella ha deciso, il deputato di FdI va a processo. Tra le accuse, quella di lesioni colpose e porto illegale d’arma da fuoco.

Biella – La Procura di Biella ha ufficialmente chiesto che Emanuele Pozzolo, deputato di Fratelli d’Italia coinvolto nel caso dello sparo avvenuto a Capodanno nel Comune di Rosazza (Biella), sia rinviato a giudizio. Pozzolo è indagato con l’accusa di lesioni personali colpose porto illegale di arma da fuoco e munizionamento in luogo pubblico o aperto al pubblico, oltre a omessa custodia di armi e accensioni ed esplosioni pericolose. Ad aprile gli inquirenti avevano chiuso le indagini, e oggi è arrivata la conferma che chiederanno di andare a processo.

Il colpo di pistola partito a Capodanno ferì a una gamba Luca Campana, compagno della figlia di Pablito Morello, all’epoca caposcorta del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, che era presente anche lui alla festa. Secondo la ricostruzione, Pozzolo era passato all’evento, che si svolgeva in un salone messo a disposizione dalla Pro loco di Rosazza, Comune in cui la sindaca è Francesca Delmastro Delle Vedove, sorella del sottosegretario. Dopo il suo arrivo, secondo gli inquirenti Pozzolo avrebbe tirato fuori l’arma – un mini revolver della North American Arms – forse per mostrarla a qualcuno dei presenti, e in quella situazione sarebbe partito il proiettile che colpì Campana.

Luca Campana e Emanuele Pozzolo

Nella versione data agli inquirenti, Pozzolo aveva accusato proprio Morello di aver sparato. Aveva detto di aver atteso così tanto a dirlo perché si aspettava che fosse lo stesso Morello a costituirsi, cosa che però non è avvenuta. Altri due testimoni – il figlio di Morello e la vittima stessa – avrebbero detto agli inquirenti che era stato Pozzolo ad avere l’arma in mano al momento dello sparo, mentre altri presenti non avevano saputo dire chi fosse il responsabile. Anche le analisi balistiche non avevano smentito  la ricostruzione dei fatti effettuata dalla Procura.

Non c’è comunque dubbio, secondo quanto emerso dalle perizie, che il colpo sia partito dall’arma del deputato. Una pistola che peraltro, come ha sottolineato la Procura di Biella in una nota, era “detenuta esclusivamente in regime di ‘Licenza da collezione'”. L’esame del Dna aveva mostrato che tre persone avevano toccato l’arma: il deputato, Morello e il figlio. Stando a quanto dichiarato, gli ultimi due avrebbero toccato l’arma dopo lo sparo per metterla in sicurezza e riporla su una mensola. Ancora oggi Pozzolo è l’unico indagato, e ora starà al giudice per l’udienza preliminare decidere se procedere e passare al processo.

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