Chiesto l’ergastolo per De Pau

La Procura di Roma invoca la pena più severa: tre anni di isolamento diurno per l’ex guardaspalle del boss Senese. La perizia psichiatrica ha confermato la piena capacità di intendere e volere.

Roma – La Procura capitolina ha formulato la richiesta di condanna più severa prevista dall’ordinamento italiano: ergastolo con tre anni di isolamento diurno per Giandavide De Pau, accusato di aver sterminato tre donne nell’arco di una sola mattinata nel quartiere Prati della capitale. I fatti risalgono al 17 novembre 2022.

L’imputato, attualmente recluso nel carcere di Rebibbia, ha un passato legato alla criminalità organizzata romana. La sua figura era nota agli inquirenti per essere stato autista e guardia del corpo di Michele Senese, boss della malavita capitolina. Le accuse a suo carico configurano un triplice omicidio aggravato da circostanze che ne aggravano la gravità: la premeditazione, i futili motivi e soprattutto la crudeltà con cui sono stati perpetrati i delitti.

La ricostruzione operata dalla squadra mobile di Roma, sezione omicidi, delinea una sequenza criminale pianificata e realizzata in fasi sequenziali. Secondo gli inquirenti, l’uomo avrebbe agito seguendo un disegno unitario, in una condizione alterata dall’uso combinato di sostanze stupefacenti, alcol e farmaci che avrebbero amplificato i suoi impulsi violenti. Il primo teatro della tragedia fu un’abitazione in via Riboty 28, al primo piano, dove operava un’attività di prostituzione. Qui De Pau avrebbe consumato un rapporto sessuale violento, per poi scagliarsi contro due donne cinesi presenti nell’appartamento, aggredendole ripetutamente con un’arma da taglio fino a ucciderle.

Un elemento inquietante emerso dalle indagini riguarda la documentazione filmata degli omicidi. Nel telefono cellulare dell’indagato sono stati rinvenuti due video, della durata rispettivamente di 14 e 42 minuti, che riprendono le fasi dei delitti. Secondo quanto riportato nell’ordinanza del giudice per le indagini preliminari, quelle immagini costituiscono una prova “inequivocabile e agghiacciante” della dinamica dei crimini e della freddezza con cui sono stati commessi.

Dopo aver lasciato l’edificio, l’assassino si sarebbe spostato a bordo della sua Toyota IQ per poche centinaia di metri, raggiungendo via Durazzo 38, non lontano dalla sede Rai di via Teulada. In quel luogo viveva e lavorava Marta Lucia Castano Torres, sessantacinquenne colombiana che riceveva clienti nel suo monolocale a piano terra. Anche in questo caso, secondo l’accusa, il crimine sarebbe stato preceduto da un incontro a pagamento, seguito da un’aggressione brutale culminata con decine di fendenti mortali inferti alla vittima.

La difesa di De Pau, rappresentata dagli avvocati Alessandro De Federicis e Barbara De Benedetti, ha impostato la strategia processuale sulla compromissione delle facoltà mentali dell’imputato. I legali sostengono che il loro assistito non fosse in grado di controllare pienamente le proprie azioni al momento dei fatti. Tuttavia, questa linea difensiva ha trovato un ostacolo significativo nella perizia psichiatrica disposta dalla Terza Corte d’Assise di Roma, che ha stabilito la piena capacità di intendere e di volere dell’accusato durante la commissione dei reati.

Il processo entra ora nella fase conclusiva. Venerdì prossimo è prevista l’arringa difensiva, ultima possibilità per i legali di De Pau di presentare le proprie argomentazioni prima della deliberazione. La sentenza dovrebbe essere pronunciata verso la metà di novembre 2025.