Chiesa e pedofilia, il vescovo di Bolzano recita il mea culpa e annuncia la svolta

Un team di avvocati ha setacciato gli archivi diocesani rintracciando, dal ’63 al 2023, 67 casi di abusi sessuali su minori imputabili a sacerdoti. Ivo Muser: “Chiedo perdono. Da oggi più controlli e nessuna omissione”.

BOLZANO – La Chiesa chiede venia alle vittime della pedofilia che si annida fra gli scranni di parrocchie e sagrestie. A Bolzano l’ha fatto il vescovo monsignor Ivo Muser che giorni addietro ha presentato, in due diverse conferenze stampa, i risultati di un’indagine relativa all’odiosa devianza commissionata dalla diocesi ad una squadra di avvocati indipendenti di Monaco di Baviera facenti capo al noto studio legale Westpfahl-Spilker-Wastl:

”Chiedo perdono alle persone coinvolte, alle comunità parrocchiali – ha detto il presule in merito agli abusi sessuali nella chiesa altoatesina – Serve un cambiamento culturale, perché fatti come questi potrebbero ricapitare, se noi, come è capitato, distogliamo lo sguardo…”.

La conferenza stampa, al centro monsignor Ivo Muser

Il team di avvocati specializzati ha passato al setaccio gli archivi diocesani ma il vescovo non ha potuto leggere le oltre 600 pagine del rapporto prima della sua presentazione nella conferenza stampa del 20 gennaio scorso. Dunque il responsabile della diocesi ha presentato di nuovo il report, stavolta carte alla mano, nella seconda conferenza stampa indetta il 24 gennaio appena trascorso. Secondo il rapporto dal 1963 al 2023 sarebbero 67 i casi accertati di abusi sessuali sui minori, dei quali 59 comprovati e 16 ancora da verificare appieno mentre le vittime sarebbero 74. I sacerdoti responsabili di abusi con certezza o con alta credibilità sarebbero 29, mentre altri 12 sarebbero stati accusati senza “il necessario grado di certezza”. Questo per quanto riguarda gli accertamenti operati dagli enti ecclesiastici:

” Mi assumo personalmente la responsabilità per le omissioni durante il suo periodo di episcopato – ha aggiunto monsignor Muser – tra cui l’insufficiente controllo dei sacerdoti sospetti, la riluttanza nell’adottare chiare misure preventive nei confronti dei sacerdoti accusati e la documentazione carente nel delineare i passi nella gestione dei casi di abuso…”.

Il responsabile delle diocesi di Bolzano e Bressanone ha anche annunciato una serie di provvedimenti contro questo genere di rivoltanti reati, resi ancora più odiosi per l’ambiente dove vengono consumati ovvero i luoghi di culto e pertinenze:

Basta con la pedofilia nelle chiese e sagrestie

”Ci saranno procedure chiare con un gruppo di esperti ha continuato Muser – che svilupperà linee guida vincolanti per la gestione dei casi di abuso, che saranno attuate entro la fine del 2025…Seguirà il perseguimento coerente dei casi sospetti, sarà istituito un gruppo interdisciplinare per esaminare con effetto immediato tutti i casi di sacerdoti accusati ancora in vita e proporre misure per i passi successivi da intraprendere…I compiti e le responsabilità del Centro di ascolto, del Servizio di intervento e del Servizio di prevenzione saranno riesaminati e migliorati. Verrà istituito un team di intervento per preparare le decisioni in modo professionale. Verrà rafforzato e promosso il ruolo delle donne nelle posizioni guida in ambito ecclesiale. Quattro dei nove uffici della Curia vescovile sono già diretti da donne e la diocesi sta pianificando programmi per la promozione delle donne in posizioni guida…Infine serve una cultura dell’errore: riconoscere gli errori e imparare da essi, anche con l’aiuto di seminari di formazione, diventa parte integrante del modo di lavorare della Chiesa”.

Monsignor Eugen Runggaldier

Parole chiare che dimostrano coraggio e concreta volontà di dare una reale inversione di tendenza in un ambito delicatissimo già aggravato dall’assenza di valori ideali e punti di riferimento concreti. E’ poi intervenuto anche il vicario generale della diocesi, monsignor Eugen Runggaldier, che ha evidenziato l’impossibilità di trattare gli abusi come un problema isolato bensì come una piaga sistemica:

“Fino a non molto tempo fa, ogni caso di abuso da parte di un chierico veniva considerato come un caso individuale, come un reato commesso da un unico sacerdote ha aggiunto il vicario – ai danni di bambini, giovani o persone sotto la sua protezione…Tuttavia l’esperienza ha dimostrato che i casi sono troppo numerosi per considerarli come episodi isolati…Nella loro indagine gli avvocati citano alcuni di questi deficit sistemici, che vorrei ripetere: sessualità immatura e mancanza di strategie per affrontare la propria sessualità; pressione eccessiva sui sacerdoti e conseguente isolamento; trasformazione in tabù e connotazioni negative della sessualità; clericalismo e sistemi maschilisti; paura dello scandalo e di macchiare la Chiesa; mancanza di cultura dell’errore; clericalismo laico; prospettiva limitata riguardo ai fedeli del luogo”.

Gottfried Ugolini

Subito dopo è stata la volta di Gottfried Ugolini, responsabile del Servizio diocesano per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, che ha illustrato quali nodi vanno affrontati da subito affinché le “persone colpite” da abuso possano “ricevere un adeguato conforto e giustizia”.

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