Il detenuto è giunto in Italia atteso dal presidente del Consiglio. L’incontro ha fatto discutere anche perché pur volendo rigirare la frittata Forti è un ergastolano e Meloni la quarta carica dello Stato.
ROMA – Chico Forti, tridentino di 65 anni, condannato all’ergastolo per omicidio dall’amministrazione giudiziaria americana della Florida è tornato definitivamente in Italia per scontare la pena. Ad attendere il detenuto, il 18 maggio scorso, nell’aeroporto militare di Pratica di Mare c’era la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
L’ergastolano, che ha già scontato 24 anni e 6 mesi di galera presso il penitenziario di Miami, è stato trasferito prima a Rebibbia Nuovo Complesso e poi nel carcere di Verona dove ha inoltrato richiesta per incontrare la madre, Maria Lonar Forti di 96 anni, che non vede il figlio da 14 anni. L’istanza dovrà essere esaminata dal tribunale di Sorveglianza che deciderà nel merito. Non è dato a sapere il perché la premier Meloni abbia deciso di accogliere come un eroe l’uomo condannato per l’uccisione di Dale Pike, avvenuta il 15 febbraio 1998.
In molti si augurano che la quarta carica dello Stato accordi i medesimi privilegi a tutti coloro i quali si sono macchiati di crimini gravissimi o, come nel caso di Ilaria Salis, detenuta in Ungheria, siano soltanto indagati per reati contro la persona. Insomma la scivolata “istituzionale” è sotto gli occhi di tutti.
Sembra infatti che Chico Forti sia rientrato in Italia da “innocente” dunque accolto con il tappeto rosso e gli onori nazionali dopo “l’ingiusta detenzione” negli Stati Uniti. Cosi, purtroppo, non è quindi sino a prova contraria Forti è un detenuto, condannato in via definitiva da una Corte penale a stelle e strisce. E se la giustizia americana (che si è disfatta di un pesante fardello rispedendo un assassino nel suo Paese d’origine) ha disposto per l’ex campione di windsurf, documentarista e produttore televisivo, imprenditore e fondatore della casa di produzione Hang Loose specializzata in sport estremi, il fine pena mai, non si comprende davvero tanto clamore per un recluso comune.
Se invece ci fossero le prove, certe, che Chico Forti sia stato condannato ingiustamente, la cosa cambierebbe aspetto e tutti si chiederebbero che cosa abbiano fatto i governi precedenti per difendere un proprio connazionale da un processo iniquo e da una condanna insopportabile. Dunque siano ad allora, specie se la situazione non prevede una revisione del procedimento, Chico Forti è da considerare alla stessa stregua di altri carcerati che scontano il massimo della pena. Punto.
Poi veniamo alla cronaca e ai dubbi che anche noi, su queste colonne, avevamo sollevato durante le indagini a carico dell’imprenditore italiano e sulla strana morte dell’australiano Dale Pike, figlio di Anthony Pike, investitore miliardario e chiacchierato faccendiere, con cui Forti stava trattando l’acquisto del Pikes Hotel di Ibiza, ritrovato cadavere, completamente nudo, sulla spiaggia di Sewer Beach a Miami.
La vittima era stata uccisa con due colpi di pistola calibro 22 alla nuca. Secondo la ricostruzione dei detective Pike, arrivato negli Usa un giorno prima del suo decesso, aveva incontrato Forti. Era stato proprio l’italiano ad attenderlo in aeroporto per poi recarsi insieme presso il parcheggio di un ristorante a Key Biscayne, dove Forti avrebbe lasciato l’australiano intorno alle 19. Poche ore dopo, fra le 20 e le 22, Dale Pike veniva ucciso.
Dopo il ritrovamento della vittima, Chico Forti era stato interrogato come persona informata sui fatti dal locale dipartimento di polizia. In primis Forti avrebbe negato di avere incontrato Dale prima della morte. Ma la polizia acquisirà i tabulati telefonici grazie ai quali dimostrerà che Forti si sarebbe trovato sulla scena del crimine. Durante il secondo interrogatorio Forti consegnerà alla polizia la documentazione relativa agli affari che stava intrattenendo con il padre della vittima Anthony Pale. L’uomo si presenterà in polizia senza un legale e subirà 14 ore di stressante duello verbale con gli investigatori e ritratterà la prima versione dei fatti ammettendo di avere incontrato la vittima alcune ore prima della dipartita.
Subito dopo Forti verrà arrestato, condotto in carcere, e poi ritenuto colpevole di omicidio. L’imprenditore italiano, nel 1997, aveva realizzato una video inchiesta sulla morte dello stilista Gianni Versace, nella quale aveva messo in dubbio l’operato della polizia di Miami. Che poi gliel’avrebbe fatta pagare. Vero o falso?