Il Piano è stato realizzato quando ancora non c’era la guerra ed i prezzi degli energetici erano accettabili, seppur sempre troppo alti. Dunque una rivisitazione, seppur minima, andrebbe fatta. Più che altro per rendere il Pnrr più attuale. E che nessuno si scandalizzi: è una proposta valida.
Roma – L’intervento di Meloni al Senato e adesso la visita in Ue rappresentano l’occasione per fare chiarezza sul Pnrr. Ma anche sulle tante voci circolate nei corridoi in merito all’intenzione di riscrivere o stravolgere il piano già trasmesso alla sede europea. La Premier ricorda che di fronte agli scenari mutati dalla guerra sarà necessario valutare alcuni aggiustamenti per renderlo a prova di futuro. Insomma non si vuole lo strappo con l’Ue, ma la presidente Meloni si dice pronta a far sentire la voce dell’Italia nelle istituzioni ad ogni livello: “…Non abbiamo mai detto che il Pnrr andasse stravolto o riscritto…”.
“…Abbiamo detto che vogliamo rivederlo sulla base dell’articolo 21 del Next generation Eu che consente agli Stati di fare degli aggiustamenti se cambiano gli scenari e di valutare quegli scenari”, ha chiarito Meloni. Il punto, secondo il governo, è che il Pnrr è stato scritto quando non c’erano la guerra in Ucraina e men che meno gli aumenti sbalorditivi dei prezzi delle materie prime e dell’energia. Considerando peraltro il rischio che le gare vadano deserte. Dunque per la Premier è opportuno valutare e ragionare se le risorse e gli interventi preventivati siano ancora validi con una situazione geopolitica cosi mutata nel tempo. .
L’esecutivo comunitario, pur non volendo commentare direttamente le parole pronunciate da Giorgia Meloni sulla possibile revisione dei piani, tramite la portavoce per gli Affari economici, Veerle Nuyts, ha chiarito, però, che “in via prioritaria gli Stati membri devono attuare il piano di recupero e resilienza approvato dal Consiglio, che già comprendono tappe e obiettivi con tempistiche chiare. Modifiche possono essere richieste dai governi ma solo in casi eccezionali, dimostrando di non poter più attuare parti o l’intero piano a causa di circostanze oggettive”, ha precisato la portavoce, chiarendo che in questo caso sarà necessaria una valutazione molto attenta da parte di Bruxelles.
Insomma, secondo l’Ue, il margine di modifica non è ampio, ma c’è un altro fronte su cui l’Italia, come gli altri Paesi membri, può lavorare per aggiornare il Pnrr ed è quello dato dalla transizione.
Questo è quanto viene previsto nel quadro del piano “REPowerEu”, presentato a maggio per affrancare l’Ue dalla dipendenza energetica dalla Russia. L’unica deroga ad uno dei principi fondanti del piano stesso è quella di non arrecare danno significativo all’ambiente. Pertanto le misure che sono soggette a modifica possono essere solo quelle, come oleodotti e gasdotti, che migliorano le infrastrutture energetiche per soddisfare le esigenze immediate di sicurezza dell’approvvigionamento di petrolio e gas naturale.
Meloni finora non ha chiarito nello specifico in quali termini vorrebbe apportare modifiche all’attuale piano, ma da ciò che ha detto al Senato è che dal Pnrr può esserci una “piccola grande occasione che riguarda il Mezzogiorno d’Italia, dove tutto manca fuorché vento, mare e sole per produrre rinnovabili. E l’idea è quella di fare del Sud Italia l’hub di approvvigionamento energetico del Sud Europa, sfruttando le risorse del Pnrr”. Vedremo.