I video di Mulvaney vanno alla grande sui social net-work e offrono una visione della transizione molto particolare. Amore e ironia si fondono e infrangono tutte le barriere in barba a chi non sopporta diversità di sorta.
Roma – Dylan Mulvaney è una Bridget Jones non tormentata dal suo aspetto fisico e dalla mancanza di qualcuno che la ami. No, l’unica somiglianza con l’eroina del film omonimo é che Dylan tiene un diario (online) dove racconta la sua nuova vita: il passaggio da giovane uomo a ragazza o, piuttosto, ragazzina.
Le prime cose che comunica con uno stile vivace e divertente è che essere una ragazza è fantastico. Distribuisce per strada assorbenti e racconta le sue nuove emozioni femminili: in un giorno ha pianto 3 volte, ha comprato abiti online che non si poteva permettere e quando qualcuno le ha chiesto come stava, ha detto sicura che stava bene, anche se non era vero.
Dylan che ha voluto mantenere il suo nome, incarna la nuova femminilità’ 2.0, al punto che grandi case di cosmetici e di abbigliamento le fanno la corte per sponsorizzare i prodotti destinati al mondo femminile.
Mulvaney esplicita anche il nuovo linguaggio che i transgender ci chiedono di usare. Via i pronomi-dinosauro che dividono il mondo in lui e lei in modo binario.No, no. Vogliono essere chiamati “ loro”, al punto che se scrivono una mail, mettono una nota a margine con il pronome di scelta, con il quale ci si deve rivolgere loro.
Prima di scoprire la sua identita’ di donna Dylan si esibiva come cantante, con indosso solo un paio di mutande, presumibilmente dopo essersi dichiarato gay. Qualcuno lo accusa infatti di recitare una parte. Ma poco importa perché’ ha già’ conquistato milioni di followers. Perché Dylan,e’ innegabile, buca lo schermo.
“Loro” però’ non è’ solo mossette e gioviali sorrisi infiniti. Se Internet non ci inganna e’ stato ricevuto da Biden proprio come portavoce di un nuovo modo di essere. Che chiede spazio.
Anche Lea Thompson la nuotatrice che, si vocifera, nel vincere la gara ha dovuto rallentare la sua corsa verso il bordo piscina, per non farla, come si dice, troppo sporca, abita un corpo di dimensioni sportivamente maschili. Ciò’ pone un problema non da poco alle nuotatrici-dinosauro (come chiamarle diversamente?) che possono pure rassegnarsi ad essere eterne seconde. Recentemente un transgender donna é diventata reginetta in un concorso di bellezza. Che queste nuove figure incarnino una femminilità’ più autentica e accattivante? E pensare che non siamo ancora neppure nel Metaverso.