Sono ormai lontani i tempi in cui i ladri rompevano i deflettori dell’auto per rubare il pesante blocco dell’autoradio. Ora il crimine evolve e amplia i suoi bersagli. Si punta alla marmitta.
Milano – Il paniere degli Arsenio Lupin di tutto il mondo negli ultimi anni si è arricchito di nuovi, insospettabili, oggetti del desiderio: le marmitte e i catalizzatori delle automobili. Negli ultimi anni infatti questo genere di furti è cresciuto in maniera esponenziale in tutto il mondo e alimenta un commercio proficuo di criminali e ricettatori, molto attivi sul mercato nero. Basti pensare che negli Stati Uniti e segnatamente in California, il governatore dello Stato Gavin Newsom ha firmato pochi mesi fa un provvedimento che prevede pene più severe per chi acquista e rivende catalizzatori di scarico auto in modo illegale, la nuova legge prevede una multa compresa tra 1.000 e 2.000 dollari. Nel 2021 sono stati commessi oltre 18mila furti di catalizzatori nello Stato.
Questi americani le inventano tutte, si penserà. In realtà le cose non vanno meglio in Europa, anzi. Dalla Gran Bretagna, passando per Francia e Spagna fino al Sud Italia, la razzia di catalizzatori dalle auto in sosta sembra essere diventato il core business dei ladri comuni. E i dati sono in preoccupante aumento. Un report del National Insurance Crime Bureau americano ha evidenziato un crescendo spaventoso di questi furti dal 2018 a oggi, negli Stati Uniti sono stati rubati in media 108 catalizzatori al mese nel 2018, 282 nel 2019 e nel 2020 il numero si è impennato: ben 1.203 furti “marmitteschi” registrati mensilmente.
Anche in Inghilterra nel 2020 questo tipo di furti ha fatto registrare un incremento del 70%. In Italia, manco a dirlo, le cose vanno ancora peggio, in particolare nel Mezzogiorno: sono tantissimi gli episodi che ogni giorno vengono segnalati alle forze dell’Ordine.
Perché le marmitte?
Ma cosa ci sarà mai dentro marmitte e catalizzatori da spingere i ladri a operare questo genere di furti? Ambrosia? Vibranio? Criptonite? Fuochino. La risposta è da ricercare nei metalli contenuti in minima percentuale all’interno di questi dispositivi. In ogni marmitta si recuperano in media 1,5 grammi di platino, 0,6 di palladio e 0,02 di rodio. Ma ovviamente ci sono marmitte più “cariche” e altre meno, in alcuni casi queste percentuali possono aumentare e si può arrivare anche a 3 grammi di palladio. In totale si possono trovare dai 6 ai 30 grammi di metalli rari in ogni marmitta catalitica, quantità che varia anche in base alla dimensione del motore. Fra i veicoli più a rischio troviamo i modelli Euro 4, Euro 5 ed Euro 6.
Utilizzati nei dispositivi per l’automobile, questi metalli hanno nobile incombenza: fungono da catalizzatori, appunto, facilitando le reazioni chimiche e rendendo meno nocivi gli scarichi delle vetture. Palladio e/o platino hanno il compito di legare la molecola d’idrogeno e cedere i due atomi, eliminando così le molecole tossiche, come il monossido di carbonio e gli ossidi di azoto, provocate dalla combustione del carburante.
Tre metalli molto preziosi
Naturalmente sono metalli che hanno valutazioni molto alte, in alcuni casi più dell’oro, e che quindi fanno gola anche in quantità risicate. Basti pensare che 1 grammo di rodio è quotato circa 400 euro, mentre il palladio, ora in calo rispetto a mesi fa quando raggiunse 82 euro al grammo, ora è sui 47 euro. Quindi ogni pezzo rubato può rendere fino a 400 euro. Come avere un piccolo lingotto sotto la propria auto. I possessori di auto con qualche annetto sulle spalle penseranno: “Tanto andranno a rubare le auto di ultima generazione, che ne conterranno sicuramente di più”. Nein. Risposta sbagliata. Nei catalizzatori delle vetture di ultimissima generazione, infatti, l’utilizzo di materiali preziosi è ormai molto raro, mentre fino a qualche anno fa era d’obbligo. Ecco perché vetture di almeno 5 anni diventano appetibili per i malviventi.
La rimozione del catalizzatore richiede purtroppo poco tempo, arnesi e fatica ai malviventi. I meno destri, i ladri più cialtroni e meno galantuomini, strappano il pezzo o tagliano grossolanamente la marmitta, causando ancor più danni. È sufficiente infilarsi sotto la vettura. Le più ghiotte per questo genere di losco esercizio sono le Smart, per facilità di “estrazione”, dato che i catalizzatori si trovano dietro il paraurti posteriore, facilissimo da staccare. Poi i Suv, per “comodità”, considerata l’altezza da terra dei veicoli che consente ai ladri di lavorare con più agio sulla marmitta. Anche un ladro vuole il suo comfort. Ulteriore amena pratica per trafugare il metallico bottino è quella di sollevare l’auto con un cric o addirittura di ribaltare su un fianco le auto. Metodo che non si addice per i manigoldi con la sciatica, ma indubbiamente è ancor più dannoso per il proprietario del veicolo. Ulteriori bersagli primari per sono le flotte di auto aziendali, gli scuolabus, i furgoni e le auto in sosta nelle zone residenziali o nei parcheggi dei luoghi di lavoro.
Misure antifurto? Poche e spesso inutili, dato che si può rivestire il catalizzatore in una ghiera metallica, ma l’unico effetto è quello di far perdere qualche minuto in più ai malviventi. L’unico riparo efficace contro questo tipo di azioni è il garage, per chi se lo può permettere. Ulteriore problema è che dopo lo “scippo” della marmitta, molti defraudati rinunciano a riparare l’impianto di scarico per evitare di affrontare ingenti costi. La cifra per la sostituzione è infatti di oltre 1.000 euro, col rischio poi di dover affrontare lo stesso problema un’altra volta. Insomma, meglio evitare di essere cornuti e… catalizzati.