Ancora nessuna notizia certa sul giovane scomparso nei meandri della metropolitana romana. L’ultima segnalazione, misteriosa, porta all’interno di un convento di clausura
ROMA – Le ricerche per ritrovare Daniele Potenzoni proseguono a rilento mentre è stato assolto, anche in secondo grado, l’infermiere a cui era stato affidato il ragazzo autistico. La corte d’Appello di Roma, il 31 gennaio scorso, ha confermato la sentenza di primo grado del 18 dicembre 2018 che ha assolto dall’accusa di abbandono d’incapace Massimiliano Sfondrini, l’infermiere lodigiano che aveva sotto la sua responsabilità il giovane di 36 anni scomparso nel nulla il 10 giugno del 2016 all’uscita della metropolitana di Termini a Roma:
“…Sono deluso, ma so che le sentenze non si giudicano – ha detto Francesco Potenzoni, papà di Daniele – a me interessa solo trovare mio figlio e non smetterò mai di cercarlo…”.
Daniele Potenzoni risiedeva con i genitori a Pantigliate, in provincia di Milano. Il 10 giugno di cinque anni fa il l’uomo si trovava a Roma per partecipare all’udienza di Papa Francesco in piazza San Pietro assieme ad un gruppo di persone guidato da tre accompagnatori e un volontario. Una volta giunti alla stazione Termini, alle 9 circa, Daniele con i suoi amici tentavano di salire sulla metropolitana della linea A ma il vagone era talmente affollato che il gruppo di persone decideva di scendere e di attendere il convoglio successivo. Daniele, però, rimaneva da solo sul treno affollato che proseguiva la sua corsa. Subito dopo veniva dato l’allarme ma nonostante i controlli in tutte le stazioni di Daniele Potenzoni nessuna notizia. Il giovane, per altro, non aveva il cellulare né altri effetti personali, né soldi, e non era capace di badare a sé stesso poiché affetto da turbe psichiche sin dalla più tenera età dunque che fine può aver fatto? Qualcuno lo ha portato con sé? Gli avranno fatto del male? Il giovane, ricercato da tutte le forze di polizia e da numerosissimi volontari in tutta la capitale, era stato segnalato in diverse parti della città ma nessuna segnalazione sarebbe risultata attendibile. La metropolitana romana era stata passata al setaccio ma di Daniele nemmeno l’ombra. Tre mesi dopo la scomparsa del disabile lombardo ecco la prima segnalazione: Daniele sarebbe stato visto camminare per Roma, in piazza Santa Maria di Trastevere, tra il 7 e l’8 settembre del 2015.
Una persona avrebbe scattato una foto e l’avrebbe riconosciuto, lo stesso fotografo dilettante avrebbe poi avvisato il centralino di Chi l’ha Visto. Anche quell’immagine, però, non avrebbe portato a nulla. Nulla di fatto anche per un’altra segnalazione da parte di un cittadino milanese che avrebbe visto Daniele a bordo di un tram della linea 8 in prossimità di Porta Genova a Milano. Qualcun altro ne avrebbe segnalato la presenza a bordo dello stesso tram e avrebbe fotografato il giovane che giocava all’interno della vettura. Ma come avrebbe fatto Daniele, da solo, a raggiungere il capoluogo Lombardo da Roma? Nell’ottobre dell’anno scorso poi quella che sembrava davvero una svolta: Daniele Potenzoni era stato visto all’interno di un convento. L’indicazione era contenuta in una lettera anonima spedita un mese prima da Firenze con destinatario la redazione della nota trasmissione condotta da Federica Sciarelli.
La missiva conteneva poche parole: “Buongiorno, questa lettera è per dirvi che Daniele Potenzoni, scomparso a Roma, si trova nel Monastero Santa Chiara a Roma in via Vitellia”. Chi avrebbe avuto interesse nello scrivere un messaggio cosi chiaro e facilmente riscontrabile? Le suore, immediatamente contattate, avevano risposto di non sapere nulla anche perché il monastero, che ospita monache di clausura, non espletava servizio di casa di accoglienza. Eppure una giovane suora, in un secondo momento, riferirà di aver riconosciuto in una foto il giovane scomparso. Era la stessa persona che avrebbe suonato al campanello dell’istituto per chiedere assistenza. Vero o falso? Perché la madre superiora ed altre consorelle avrebbero negato di aver visto Daniele al contrario dell’altra suora? Francesco Capezzone, all’epoca dei fatti, aveva affermato che quanto asserito dalla giovane suora poteva essere attendibile poiché Daniele ben conosceva l’ambiente religioso e si fidava di suore e preti.