Centri in Albania operativi, partito il primo gruppo di migranti su nave della Marina

A bordo il primo screening per verificare che abbiano i requisiti previsti e cioè provenienza da Paesi sicuri, maschi e non vulnerabili.

Roma – I centri allestiti in Albania dal governo italiano sono operativi: è infatti partita da Lampedusa la nave Libra della Marina militare con a bordo il primo gruppo di migranti destinati ai centri di Schengjin e Gjiader che dovranno accogliere gli extracomunitari trasferiti. Sulle persone da trasferire, soccorse in mare, è stato fatto un primo screening a bordo per verificare che abbiano i requisiti previsti e cioè provenienza da Paesi sicuri, maschi e non vulnerabili. E’ il ministero dell’Interno a curare l’iniziativa.

Era stato proprio il titolare del Viminale, Matteo Piantedosi ad annunciare la scorsa settimana che i centri per migranti in Albania erano pronti e che le prime persone sarebbero state accompagnate questa settimana. “I centri sono analoghi a quelli fatti sul territorio nazionale, sono di trattenimento leggero. Non c’è filo spinato, c’è assistenza. Tutti possono fare richiesta di protezione internazionale e ottenerla in pochi giorni”, aveva spiegato. E così cinque mesi dopo la data prevista per l’apertura si sono conclusi i lavori per l’allestimento dei centri per migranti che l’Italia ha voluto aprire in Albania.

Le immagini dei centri per migranti in Albania

A febbraio, con la legge di ratifica del protocollo, il governo aveva stanziato 31,2 milioni di euro per la realizzazione delle tre strutture. Ad aprile però la cifra fu aumentata a 65 milioni di euro, con un articolo inserito nella conversione del decreto-legge sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Le strutture principali sono tre. La prima è un hotspot, ossia un centro per lo sbarco e l’identificazione dei migranti. Si trova a Shengjin, una città di mare circa un’ora di macchina a nord della capitale Tirana. Quella che necessitava di più lavori è invece a Gjader, nell’entroterra rurale del paese, dove sono stati costruiti un centro di prima accoglienza per i migranti che chiederanno asilo, da 880 posti, e un Centro di permanenza e rimpatrio (Cpr) da 144 posti.

C’è anche un carcere, organizzato per ospitare un massimo di 20 detenuti, nel caso in cui qualche migrante dovesse essere messo in custodia cautelare mentre è trattenuto nei centri. Tutte e tre le strutture sono state costruite e saranno gestite dalle autorità italiane: l’Albania non ha sostenuto alcun costo per il progetto. Ma come funzionano i centri? I migranti considerati più vulnerabili, come donne e bambini, devono essere portati in Italia, mentre gli altri vengono mandati all’hotspot nel porto albanese di Shengjin. Una volta registrati lì, saranno trasferiti nel Cpr costruito in una vicina ex base militare a Gjader, mentre aspettano che le loro richieste vengano esaminate.

Altre immagini dei centri per migranti in Albania

Circa 10 giudici italiani supervisioneranno le udienze con i richiedenti asilo in Albania. A Gjader, i migranti saranno ospitati in edifici prefabbricati di circa 12 metri quadrati, circondati da alte mura e sorvegliati dalla polizia. Più di 300 soldati, medici e giudici italiani sono coinvolti nell’operazione, ha affermato l’ambasciatore italiano a Tirana. I migranti a bordo della nave Libra sono bengalesi ed egiziani. Le persone si trovavano a bordo di alcuni barchini che sono stati intercettati domenica notte in acque internazionali da motovedette delle autorità italiane che li hanno poi trasferiti sulla Libra. La nave dovrebbe arrivare nella mattinata di mercoledì nel porto di Schengjin.

Nella prima fase, comunque, si stima che saranno portati solamente 400 migranti. Così, dopo che la settimana scorsa erano pronte dopo mesi di rinvio le sedi delle due località albanesi, nelle prossime ore si concretizzerà il Protocollo Italia-Albania, firmato nel novembre 2023 dai premier Giorgia Meloni e Edi Rama.

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