Siamo a metà dell’opera per questo occorre non abbassare la guardia. Ritornare alle restrizioni sarebbe una nuova tortura ma governo e regioni non esiterebbero un attimo a farci rinchiudere in casa se i contagi aumentassero. Dunque ripartenza sì ma con cervello.
Roma – Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il decreto Rilancio (già pubblicato in Gu) che si compone di 266 articoli. Il provvedimento doveva essere approvato ad aprile e invece è slittato a maggio. Il documento prevede lo stanziamento di 25,6 miliardi che saranno a disposizione dei lavoratori e che, come ha detto il premier Conte, è un provvedimento economico pari a due finanziarie; dunque assai congruo, a parole. Al bilancio pubblico, comunque, l’articolato del decreto costa 55 miliardi di indebitamento in soldoni. Un grande sforzo che serve a poco se non si provvederà a “sburocratizzare” e velocizzare ogni tipo di erogazione e di richiesta di sostegno. In ogni caso servono finanziamenti a fondo perduto e sospensione di ogni pagamento fiscale e relativo alle utenze per almeno tre anni.
Per molte aziende l’attività riprende lentamente con il 50% del personale in meno. Ristoranti, pizzerie, agriturismi, bar e trattorie sono al collasso con un calo dei consumi pari all’80%. Il distanziamento sociale dimezza coperti e presenze, anche per chi opera con il “take away”. Evviva la ripartenza, anche se a singhiozzo, ma attenzione alla ripresa senza il rispetto dei dispositivi di sicurezza. Tutto andrà bene ma una corsa troppo rapida potrebbe essere fatale. Il ritorno alla normalità subito non è possibile. Libertà si ma da utilizzare con buon senso perché il rischio di sottovalutare l’attuale potenzialità del virus è un pericolo incombente che impedisce di uscire dall’attuale pandemia.
Vi è tanta voglia di riprendere con ottimismo, fiducia ed anche un po’ di spensieratezza. Però lo stato d’animo dell’italiano è influenzato ancora dalla paura del contagio e della crisi economica. Essere timorosi non è un male perché ancora la guerra bisogna vincerla, pertanto essere cauti e rispettare ogni precauzione diventa una garanzia per tutti. Sono partite subito le prenotazioni per parrucchieri e barbieri, tra cautela, fiducia ed emozioni. Tutto sembra diverso ed ognuno è come se volesse riprendersi il tempo perduto, sottratto nostro malgrado per salvaguardare l’incolumità di tutti.
Probabilmente bisognerà aspettare ancora qualche giorno per poterlo dire con certezza ma i dati, costantemente in calo dei contagi, sembrano dire al momento che l’Italia ha superato il primo test: dal 4 maggio, giorno della graduale uscita dal lockdown, sono trascorsi ormai 15 giorni e i numeri dicono che il Covid non ha rialzato la testa. Se fossero ripartiti i contagi la curva punterebbe verso l’alto: tra incubazione del virus (che dura 4-7 giorni) e prima comparsa dei sintomi trascorrono appunto 10-15 giorni. Ma non illudiamoci, un colpo di coda è sempre possibile.
Insomma per ora distanziamento sociale, mascherine e guanti sembrano una buona difesa. Ma si tratta solo di un primo test. Gli occhi e le attenzioni degli esperti, così come del Governo, sono puntati sui primi giorni di giugno quando si cominceranno a capire gli effetti delle riaperture più importanti, avvenute a decorrere da lunedì 18 maggio. Dopo che negozi, bar, ristoranti e parrucchieri hanno riaperto molti italiani hanno ricominciato buona parte della loro vita sociale. Anche stavolta bisognerà ancora attendere un paio di settimane per vederne gli effetti. E tra l’altro proprio dal 3 giugno ricomincerà la circolazione interregionale. Un fatto che potrebbe facilitare ancora di più il contagio del virus. Ma anche in questo caso gli effetti si vedranno non prima di 15 giorni: quindi verso il 20 giugno. I primi segnali, comunque, sono buoni e quattro regioni non hanno registrato contaminazioni: Basilicata, Calabria, Sardegna ed Umbria.
I dati complessivi dei contagiati, nello specifico, sono particolarmente significativi perché si riferiscono ai primi giorni del post lockdown dopo il 4 maggio. È comunque ancora presto per indicare un trend generale ma questi primi segnali positivi ci inducono a pensare che se i cittadini adotteranno comportamenti responsabili nelle prossime settimane il trend potrà confermarsi positivo. Comunque i dati diffusi dalla protezione civile, anche se utili, vanno letti con cautela. Purtroppo le scelte in politica non devono essere fatte solo per dare risposte immediate ma con una visione più ampia e lunga, cioè nel medio e lungo periodo. Bisogna, così, invertire la tendenza e riporre maggiore fiducia nelle capacità dei singoli cittadini, professionisti ed imprenditori senza scegliere il consenso nel breve tempo, privilegiando invece ipotesi più lunghe e di maggiore respiro. Non si può riprendere la vita come prima, siamo ancora a metà dell’opera.