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Casteldaccia, il titolare della Quadrifoglio indagato per omicidio colposo plurimo

Attesi i risultati delle autopsie sui corpi dei 5 operai deceduti. Le indagini puntano a chiarire eventuali falle nella sicurezza.

Palermo – C’è un primo indagato nel caso del tremendo incidente di Casteldaccia, dove hanno perso la vita 5 operai: si tratta di Nicolò Di Salvo, titolare della Quadrifoglio, la ditta che aveva le opere in subappalto. L’accusa, formulata dalla Procura di Termini Imerese, è di omicidio colposo plurimo. L’uomo avrebbe ricevuto un avviso di garanzia, atto dovuto per poter nominare un medico legale di fiducia autorizzato a partecipare all’autopsia delle vittime, tre delle quali sono state eseguite oggi al Policlinico di Palermo. Le altre due si terranno domani. Nell’incidente ha perso la vita anche il socio dell’imprenditore indagato, Epifanio Alsazia.

I soccorsi il giorno della strage

La pm ha affidato l’esecuzione degli esami autoptici a quattro medici: Stefania Zerbo, Ginevra Malta, Erika Serena Sorrentino e Tommaso D’Anna. Alle operazioni peritali partecipano anche i consulenti delle parti offese. I familiari di Giuseppe La Barbera, la più giovane delle vittime, hanno nominato il dottor Alessio Tarantino, e sono difesi dalla Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e dagli avvocati Giuseppe Emanuele Greco e Ornella Maria Cialona. Per i parenti di Epifanio Alsazia è stato nominato consulente tecnico il dott. Antonio Guajana; per i familiari di Roberto Ranieri, difesi dall’avv. Sebastiano D’Angelo, il dott. Manfredi Rubino. Nessun esperto di parte è intervenuto per l’indagato.

Le vittime lavoravano per la Quadrifoglio Group che si era aggiudicata in subappalto dalla Tek i lavori di manutenzione della rete fognaria di Casteldaccia e di altri comuni, lavori esternalizzati da Amap, la municipalizzata del capoluogo, e non sarebbero dovute scendere nell’impianto ma avrebbero dovuto procedere allo spurgo dei tombini dalla strada.

Ancora un’immagine dei soccorsi

Le indagini puntano quindi a chiarire eventuali falle nella sicurezza – nessuno degli operai indossava mascherine -, con quali criteri fosse stato selezionato il personale che non sarebbe stato specializzato e non avrebbe seguito corsi di sicurezza e perché il tecnico Amap ha autorizzato le vittime a scendere nella stanza dell’impianto. C’è da chiarire anche la catena di responsabilità nella vigilanza sui lavori subappaltati alla ditta.

vittime strage Casteldaccia
Le vittime della strage di Casteldaccia (Palermo): da sinistra, Epifanio Alsazia, Giuseppe Miraglia, Roberto Raneri, Ignazio Giordano e Giuseppe La Barbera.

Casteldaccia, la dinamica dell’incidente

Intanto si comincia a chiarire la dinamica dell’incidente che è costato la vita ai cinque uomini. Secondo quanto si apprende, la sonda dell’autospurgo, che gli operai avrebbero dovuto calare dall’esterno in quanto il tombino era stato ricoperto di asfalto in precedenti lavori stradali, si sarebbe bloccata. A quel punto gli operai avrebbero chiesto il permesso al direttore dei lavori di Amap di scendere sotto terra. Il “tappo” che impediva alla sonda di spurgare sarebbe saltato e i primi 3 operai, tra cui il capo squadra e contitolare della Quadrifoglio, Epifanio Alsazia, sarebbero stati investiti da liquami e gas letale, avrebbero perso i sensi e sarebbero precipitati nella vasca sottostante. Per soccorrerli, gli altri tre lavoratori, tra cui l’interinale Giuseppe La Barbera, addetto al controllo della segnaletica stradale, sarebbero scesi nella cisterna. Due di loro sono morti a causa delle esalazioni mentre il terzo, Domenico Viola, è in fin di vita al Policlinico.

Per le vittime funerali separati

Non ci saranno funerali comuni per le cinque vittime dell’incidente sul lavoro di Casteldaccia. Quando saranno terminate le ultime autopsie – oggi ne sono state eseguite tre, domani verranno effettuate le altre – la Procura di Termini Imerese, che indaga sulla strage, darà il nulla osta per la sepoltura. 

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