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Cassazione: ‘Contro il saluto romano applicare la legge Scelba’

Per i giudici è apologia di fascismo se il pericolo di riorganizzazione è concreto. Condanna annullata e appello bis per gli 8 imputati.

Roma – Per il saluto romano va contestata la ‘legge Scelba’ sull’apologia del fascismo e in particolare l’articolo 5. Lo hanno stabilito le Sezioni unite della Cassazione con la sentenza con cui hanno disposto un nuovo processo di Appello nei confronti di otto militanti di estrema destra che avevano compiuto il saluto romano nel corso di una commemorazione a Milano il 29 aprile 2016.

Secondo l’articolo 5 della legge n.645 del 20 giugno 1952, “chiunque, partecipando a pubbliche riunioni, compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista ovvero di organizzazioni naziste è punito con la pena della reclusione sino a tre anni e con la multa da duecentomila a cinquecentomila lire. Il giudice, nel pronunciare la condanna, può disporre la privazione dei diritti previsti nell’articolo 28, comma secondo, numeri 1 e 2, del codice penale per un periodo di cinque anni”.

Gli imputati erano stati assolti in primo grado nel 2020 per l’insussistenza dell’elemento soggettivo e poi condannati nel 2022. Una volta arrivato il fascicolo in Cassazione i giudici della prima sezione penale hanno investito della questione le Sezioni Unite. “A determinate condizioni – dicono i giudici – può configurarsi” anche la violazione della legge Mancino che vieta “manifestazioni esteriori proprie o usuali di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”.

La Corte di Cassazione

Secondo i supremi giudici il saluto romano integra quindi il delitto previsto dall’articolo 5 della legge Scelba, “ove, avuto riguardo a tutte le circostanze del caso, sia idonea a integrare il concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista”. “I due delitti possono concorrere sia materialmente che formalmente in presenza dei presupposti di legge”, concludono gli ermellini.

Dopo la decisione, esprime ottimismo sulle sorti dell’appello-bis degli 8 imputati l’avvocato Domenico Di Tullio difensore di due fra gli imputati per il saluto romano durante la commemorazione avvenuta a Milano nel 2016. “Le sezioni unite della Cassazione dichiarano che il saluto romano è punibile dalla legge Scelba solo quando per le circostanze concrete della sua esplicazione e manifestazione ci sia reale e concreto pericolo di ricostituzione del partito fascista. Cosa che ovviamente – dice Di Tullio – non è nella cerimonia commemorativa del presente”.

Per il legale “il saluto romano fatto da oltre 40 anni nel corso di commemorazioni di defunti e vittime del terrorismo non è reato”. E anche per l’applicazione della legge Mancino vede scarse possibilità “Per la contestazione della Legge Mancino è necessario – conclude – che ci sia un’organizzazione che ha tra gli scopi la discriminazione razziale e la violenza razziale. Non è il caso del presente e del saluto romano che non ha i requisiti della riorganizzazione né di discriminazione. Non è dunque sussumibile nelle due fattispecie ipotizzate”.

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