L’ex deputata italo-brasiliana condannata a 10 anni per attentato alla democrazia è detenuta a Rebibbia. Il Brasile: “Procedure rapide”, la difesa: “Ci vorrà almeno un anno”.
Roma – Il caso di Carla Zambelli si trasforma rapidamente in una questione politica di primo piano. L’ex deputata italo-brasiliana, arrestata martedì a Roma dopo quasi tre mesi di latitanza, si trova ora detenuta nel carcere di Rebibbia in una cella condivisa con altre tre detenute, in attesa dell’udienza di convalida fissata per domani davanti alla quarta sezione penale della Corte di Appello di Roma.
Matteo Salvini ha già annunciato l’intenzione di recarsi a trovarla in carcere, mentre diversi esponenti della destra italiana hanno fatto sapere attraverso l’avvocato di essere “pronti a intervenire per evitare un’ingiustizia”. Una mobilitazione politica che testimonia come il caso abbia assunto dimensioni che vanno oltre la semplice procedura giudiziaria.

Dal Brasile arriva però una posizione netta: “Ha una condanna definitiva a dieci anni per reati commessi in Brasile. Ed è in Brasile che deve scontare la sua pena”. Le autorità sudamericane premono per un’estradizione nei tempi più brevi possibili, convinte che il doppio passaporto non rappresenti un ostacolo e che le procedure possano risolversi rapidamente.
Di parere opposto l’avvocato Pieremilio Sammarco, che difende Zambelli: “Speriamo almeno nei domiciliari”, spiega il legale, convinto che per completare l’iter di un’eventuale estradizione servirà almeno un anno.
Le accuse: attentato alla democrazia e disinformazione
Le accuse che pesano su Zambelli sono particolarmente gravi. Secondo il mandato di cattura internazionale di 14 pagine, l’ex deputata è stata condannata il 14 maggio scorso a dieci anni di reclusione per reati considerati un attentato alla democrazia brasiliana.

La politica vicina all’ex presidente Bolsonaro avrebbe, secondo i giudici, violato insieme a un hacker la rete del Consiglio nazionale di giustizia. Inoltre, sempre con l’aiuto dello stesso esperto informatico, avrebbe tentato di inserire documenti falsi per screditare il giudice della Corte suprema Alexander de Moraes, che si stava occupando del suo caso. Non a caso è definita “la regina delle fake news”: figura chiave di un network internazionale che diffonde disinformazione a fini politico-elettorali.
Nel 2022 Zambelli ha anche puntato una pistola contro un oppositore politico, episodio che ha suscitato grande scandalo in Brasile.
Nel 2022 ha ideato e divulgato una serie di notizie false contro il presidente eletto Lula, attività per la quale è stata anche dichiarata ineleggibile per la diffusione di disinformazione sul sistema elettorale.
La strategia difensiva: “Persecuzione politica”
Zambelli respinge tutte le accuse e si presenta come vittima di una persecuzione politica. Mercoledì scorso ha sostenuto di essersi presentata spontaneamente alla polizia italiana, circostanza però non corrispondente al vero secondo le ricostruzioni investigative.
Nella memoria depositata presso la giustizia italiana, i legali di Zambelli definiscono “manifestamente illegittima” la sentenza brasiliana, inquadrandola nelle “persecuzioni politiche nei confronti degli oppositori dell’attuale maggioranza politica”. La difesa sostiene inoltre che, essendo cittadina italiana e considerate le condizioni delle carceri brasiliane “in palese violazione dei diritti umani”, l’estradizione non può essere concessa.
La decisione spetta ora ai giudici della Corte di Appello di Roma, che dovranno pronunciarsi prima sulla convalida dell’arresto e successivamente sull’eventuale estradizione, in un caso che promette di tenere banco a lungo tanto in ambito giudiziario quanto politico.