A far partire l’inchiesta della Procura di Genova sulla vicenda di corruzione è stata l’intercettazione tra il “braccio destro” del governatore della Liguria e un deputato lombardo.
Genova – E’ stata un’intercettazione tra il capo di gabinetto di Giovanni Toti, Matteo Cozzani, e un parlamentare lombardo ad accendere i fari della Procura di Genova sui fatti corruttivi che hanno portato ieri mattina all’arresto del governatore ligure. L’intercettazione risale al luglio 2020, nel corso delle indagini della Procura della Spezia sullo stesso Cozzani, indagato per le sue presunte attività corruttive da sindaco di Portovenere. Cozzani, allora, era anche il coordinatore della campagna elettorale per la lista del governatore uscente e ricandidato, Giovanni Toti.
Il parlamentare parlava della candidatura nella lista Toti di una persona, in seguito identificata con Arturo Angelo Testa, in grado di raccogliere “quattro, cinquecento voti”, grazie al forte radicamento nel quartiere di Certosa e al coinvolgimento della comunità riesina. Il politico proponeva anche l’organizzazione di una cena elettorale con la stessa comunità, a cui avrebbero dovuto partecipare Cozzani e Toti. Dal contenuto delle conversazioni, scrive la gip Paola Faggioni, “si comprendeva chiaramente che Cozzani agiva su mandato di Toti”.
Prima di un incontro tra Cozzani e Testa, previsto per il 21 luglio a Certosa, lo stesso Cozzani, in auto con una deputata spezzina, confessava qualche timore sul possibile candidato e sui suoi possibili legami con ambienti mafiosi: “Una mattina non vorrei trovarmi la Dia (Direzione investigativa antimafia, ndr) in ufficio”. La candidatura di Testa, in ogni caso, alla fine saltò, probabilmente in favore dell’allora consigliere comunale Stefano Anzalone, come emerge da un’altra intercettazione tra il deputato bergamasco e Italo Maurizio Testa, fratello di Arturo Angelo.
Il parlamentare scrive su Whatsapp: “Hanno fatto vincere Anzalone, perché temono che la stampa tiri fuori quella cosa là del braccio alzato”. Il rifermento è a quanto accaduto nel luglio 2011, con la pubblicazione di una fotografia dei gemelli Testa a Predappio mentre compivano il saluto romano davanti al busto di Benito Mussolini: episodio che aveva determinato anche le dimissioni dalla carica di vicesindaco di Boltiere di Italo Maurizio. In successive intercettazioni, però, Arturo Angelo Testa riguardo alla sua candidatura saltata fa presente che “si esce dalla porta, ma entra dalla finestra”.
Dalle indagini, dunque, emerge che i contatti tra i gemelli Testa e Cozzani proseguono, finalizzati a ottenere l’appoggio della comunità riesina a tre candidati genovesi della Lista Toti, tra cui Stefano Anzalone, anche lui finito nella lista degli indagati. Lo stesso Anzalone è risultato dalle indagini aver pagato le spese per l’alloggio dei fratelli Testa a Genova, in occasione delle cena elettorale organizzata per il 12 settembre 2020. Cena a cui, tra gli altri, partecipano anche Toti, Cozzani e il consigliere comunale totiano, Umberto Lo Grasso, pure lui indagato per aver successivamente avvertito i Testa delle indagini in corso. Da diverse intercettazioni di commento alla cena, in parte trascritte nell’ordinanza, emerge come i gemelli Testa fossero convinti della riuscita dell’accordo: voti assicurati da una parte, lavori per amici e familiari promessi, dall’altra. Dall’esame dei risultati elettorali, scrive il gip, emerge che i tre candidati della Lista Toti sponsorizzati dai fratelli Testa, tutti entrati in consiglio regionale, hanno ottenuto nel quartiere di Certosa “una percentuale di preferenze di gran lunga superiore rispetto a quella ottenuta nelle restanti sezioni elettorali del Comune di Genova”.
Nelle intercettazioni che riguardano la restituzione dei favori da parte della politica per i voti ottenuti entra in gioco anche il sindacalista della Cgil, Venanzio Maurici, indagato, che ha ottenuto un posto di lavoro per il compagno della figlia. Sempre da quanto ricostruito attraverso le intercettazioni dei gemelli Testa, dopo l’elezione, il consigliere Anzalone avrebbe bruscamente interrotto i rapporti con la comunità riesina, suscitando l’ira dei Testa: “Se io volessi, questo qui dopo due ore non è più consigliere, non è più niente. Anzi, dovrà pure andare a discolparsi per voto di scambio”, dice Italo Maurizio Testa intercettato.
( Simone D’Ambrosio – Agenzia DIRE – www.dire.it)
Leggi anche