Oggi la Corte di Cassazione decide sulla competenza del procedimento per truffa all’INPS sulla cassa Covid, fra Milano e Roma.
Roma – Il caso Santanché oggi potrebbe prendere una piega inaspettata. La ministra del Turismo, coinvolta nel processo Visibilia, non si dimette e va avanti, mentre le opposizioni restano sul piede di guerra. L’intricata matassa potrebbe sbrogliarla oggi la Cassazione, chiamata a decidere sulla competenza del procedimento per truffa all’INPS sulla cassa Covid, fra Milano e Roma. A Milano i tempi sarebbero rapidi per decidere un eventuale rinvio a giudizio. Nella Capitale invece tutto si allungherebbe dando più tempo alla ministra. Di certo la Suprema Corte potrebbe finalmente risolvere il dilemma: dimissioni sì o no?
La premier aveva spiegato di “non avere le idee chiare”, aveva prospettato una “riflessione” sottolineando che la “valutazione” è da fare “su quanto” il rinvio a giudizio per falso in bilancio “possa impattare” sul lavoro della ministra del turismo. “Le parole di Meloni – ha tagliato corto Daniela Santanché – non vanno interpretate vanno ascoltate. Sono in un partito garantista, non devo commentare le parole della premier”. E ancora: “Escludo che Giorgia mi chiederà di dimettermi. Perché dovrebbe? Nelle condizioni attuali ne sarei sorpresa”. Condizioni diverse potrebbero derivare dal rinvio a giudizio in un altro procedimento, quello per truffa all’INPS sulla cassa Covid, di fronte al quale Santanché si è già impegnata a fare un passo indietro. Ma il pressing perché lo faccia prima resta forte.
“I giornali possono scrivere quello che vogliono, anche quelli che non c’erano quando parlavo, ma non scrivere quello che non ho detto. Quanto letto oggi su alcuni quotidiani nazionali mi lascia basita”, ha detto la ministra aggiungendo: “È evidente che il pregiudizio di certa stampa non si ferma davanti a niente pur di creare una notizia alle spese della sottoscritta. Non ho mai detto chissenefrega del partito ma chissenefrega di chi mi critica”. “Sono una donna di partito – ha concluso Santanché – ed è evidente che se il mio presidente del consiglio mi chiedesse di dimettermi io non avrei dubbi”.
Il braccio di ferro continua, e rischia di allungarsi. “È una questione che devono affrontare la premier e Santanché. Soprattutto la Santanché”, ha notato Guido Crosetto, il ministro che più ha difeso in pubblico la collega di governo. In un clima di fibrillazione diffusa, molti nella maggioranza continuano a scommettere sul fatto che il braccio di ferro abbia comunque un epilogo segnato con la decisione di oggi. Se il processo restasse a Milano, sarebbe concreto il rischio di un nuovo rinvio a giudizio in tempi rapidi. E probabilmente, si ragiona, su una anche più rapida decisione politica. Ma tra gli alleati è impossibile trovare chi sostenga che il passaggio da indagato a imputato debba implicare automaticamente le dimissioni. “Noi siamo garantisti – aveva notato il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Paolo Barelli -, poi ognuno fa le sue valutazioni”.
Alla vigilia della decisione della Cassazione, Giuseppe Conte torna all’attacco su Facebook: “L’Italia è una nazione nella quale vige l’amichettismo, ci sono questi circoli di amichettisti dove c’è un indotto. È finito quel tempo, com’è finito il tempo in cui per arrivare da qualche parte serviva la tessera di partito, questo è il tempo del merito. Parole e musica della premier Meloni. E poi? La sua amichetta Santanchè rimane al suo posto da mesi, puntando sul sostegno di un altro amichetto, il presidente del Senato La Russa, che non la ‘abbandonerà mai’. L’arroganza al potere”, dice il leader M5S.
Conte attacca: “Se non hanno la decenza di cacciare dal ministero del Turismo che rappresenta l’Italia all’estero chi va a processo per falso in bilancio e ha una inchiesta per truffa allo Stato sul Covid, abbiano almeno la faccia di portare di nuovo la ministra in Parlamento per la mozione di sfiducia del M5S, in un dibattito di fronte agli italiani. Quelli che non hanno amichetti in paradiso; quelli che prendono 750 euro al mese e grazie a loro avranno 100 euro in meno in busta paga mentre aumentano le bollette; quelli che prendono 1,8 euro in più sulla pensione minima. Recuperate la decenza, state svilendo il tricolore e le Istituzioni”, conclude.