Caso Resinovich: sotto chiave la videocamera del marito

Svolta nelle indagini sulla morte della donna triestina: acquisita la GoPro di Visintin mentre l’ex generale dei Ris abbandona la difesa.

Trieste – Un nuovo capitolo si apre nell’inchiesta sulla morte di Liliana Resinovich. La Procura di Trieste ha disposto il sequestro della videocamera GoPro appartenente a Sebastiano Visintin, coniuge della donna scomparsa nel dicembre 2021 e ritrovata senza vita settimane dopo. La decisione arriva dal pubblico ministero Ilaria Iozzi e rappresenta un passaggio significativo in un’indagine che continua a sollevare molti interrogativi.

La piccola videocamera era già finita al centro dell’attenzione investigativa in due occasioni: prima attraverso le verifiche condotte dalla Squadra mobile locale, poi con analisi più approfondite affidate al Centro operativo per la Sicurezza cibernetica della Polizia postale del Friuli Venezia Giulia.

Il dispositivo custodisce elementi potenzialmente cruciali: le registrazioni del 14 dicembre 2021, la giornata in cui Liliana sparì nel nulla. Quelle immagini mostrano Visintin mentre pedala in mountain bike sulle alture del Carso, un dettaglio che gli inquirenti hanno sempre considerato rilevante per ricostruire gli spostamenti e la cronologia di quella tragica giornata.

Ma è quanto accaduto alla scheda di memoria a sollevare i sospetti più pesanti. Secondo quanto emerso dalle indagini tecniche, tutti i contenuti sarebbero stati eliminati attraverso una formattazione completa. L’elemento che ha fatto scattare l’allarme riguarda la tempistica: l’operazione di cancellazione risulta eseguita il 13 giugno 2023 attorno alle 20:37, in una coincidenza temporale che appare difficile da ignorare.

Quella stessa data, infatti, il giudice per le indagini preliminari Luigi Dainotti aveva accolto l’opposizione presentata contro la richiesta di archiviazione del fascicolo, ordinando alla Procura di proseguire con accertamenti più incisivi. La sovrapposizione tra la decisione giudiziaria e la cancellazione dei file ha inevitabilmente alimentato interrogativi sulla natura volontaria o accidentale dell’episodio.

Nel frattempo, un colpo di scena riguarda la strategia difensiva di Visintin, attualmente unico indagato per la morte della moglie. Luciano Garofano, ex comandante del Raggruppamento investigazioni scientifiche di Parma e figura di grande esperienza nel campo della criminologia, ha deciso di rinunciare all’incarico di consulente tecnico della difesa. Le motivazioni dietro questa scelta non sono state rese pubbliche, ma il passo indietro di un professionista così qualificato non passa inosservato nel panorama di un caso già estremamente complesso.

Il corpo di Liliana venne scoperto in un boschetto non lontano dalla sua abitazione, dopo settimane di ricerche disperate. Le circostanze del ritrovamento e le condizioni del cadavere hanno sin dall’inizio orientato gli investigatori verso un’ipotesi di morte violenta, escludendo progressivamente la pista del gesto volontario.