Gli esami forensi indicano recisioni volontarie del cordone ombelicale. La 23enne non presenta disturbi mentali, ma mostra gravi carenze emotive.
Parma – Giornata decisiva al palazzo di giustizia parmense dove sono stati ascoltati i periti tecnici che hanno analizzato i resti dei due piccoli rinvenuti nel giardino dell’abitazione della famiglia Petrolini. La dottoressa Valentina Bugelli, specialista in medicina forense dell’ateneo pisano, ha presentato le risultanze degli esami autoptici che contraddicono nettamente l’ipotesi di morti naturali nel caso di Chiara Petrolini.
Per quanto riguarda il secondo bambino della Petrolini, i cui resti sono stati rinvenuti l’estate scorsa, gli accertamenti hanno certificato che fosse vivo dopo la nascita. La professionista ha precisato che dalla recisione del cordone ombelicale al decesso sarebbero trascorsi tra i quattro e i sette minuti. La causa della morte è stata individuata in un’emorragia massiva conseguente al taglio del cordone con uno strumento affilato, mai recuperato dagli inquirenti.
Sul primogenito della Petrolini, venuto alla luce nella primavera del 2023, le conclusioni sono più prudenti data la conservazione solo scheletrica dei resti. Tuttavia la Bugelli ha sottolineato come sia estremamente improbabile un decesso intrauterino: la probabilità statistica di tale evento in un feto giunto alla quarantesima settimana di gestazione è dell’ordine di uno su un milione. Anche in questo caso è stata rilevata una recisione netta del cordone ombelicale compatibile con l’uso di una lama.
Lo psichiatra forense Mario Amore, nominato dalla Procura, ha illustrato la propria valutazione clinica della ventitreenne di Traversetolo. Secondo il professionista, Chiara Petrolini non presenta alcun disturbo mentale codificato nei manuali diagnostici, né alterazioni organiche documentabili. Amore ha descritto un profilo caratterizzato da un’estrema conformità alle aspettative sociali, definendo la giovane “formalmente irreprensibile” nel presentarsi al mondo esterno, ma con un’importante carenza nella sfera emotiva e relazionale.
Il collegio giudicante ha disposto la proroga di tre mesi della misura cautelare domiciliare per la Petrolini, considerando i tempi necessari per l’espletamento della perizia psichiatrica richiesta dalla difesa e già autorizzata dal tribunale. In aula erano presenti l’ex compagno della giovane, costituitosi parte civile insieme ai propri genitori, e i familiari dell’imputata.