I genitori del giornalista e attivista trovato morto in Colombia: “Sulla sua morte, classificata come suicidio, indagini compromesse”.
Roma – Tre mesi fa i genitori di Mario Paciolla, giornalista, attivista e cooperante italiano trovato morto in Colombia nel 2020, ascoltati in audizione dalla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, presieduta da Stefania Pucciarelli, avevano parlato dei depistaggi e dell’inquinamento delle prove che avrebbero finora impedito di accertare la verità sulla morte del figlio. Oggi a tornare sulla questione è stato il deputato di Avs Francesco Emilio Borrelli, che ha espresso tutta la sua “solidarietà alla famiglia di Paciolla, il cooperante italiano trovato impiccato il 10 luglio 2020 in Colombia, dove era impegnato nella missione Onu per il rispetto degli accordi di pace”.
La richiesta di archiviazione da parte della Procura di Roma è “inaccettabile, – dice Borrelli – considerando i numerosi interrogativi irrisolti. Mi unisco alla famiglia Paciolla nel chiedere la piena divulgazione dei dati dell’autopsia e che la Procura ascolti finalmente le loro istanze. È essenziale riaprire il caso per fare luce su questa vicenda e mi impegno a sostenere ogni iniziativa parlamentare in questa direzione. La verità e la giustizia per Mario non possono essere archiviate”. Interviene anche Articolo 21: “Perché non vengono resi noti i dati completi dell’autopsia? Perché la Procura di Roma non ascolta noi?” A chiederlo oggi nel corso di un video incontro di Articolo21 sono Anna e Pino Paciolla, i genitori di Mario.
“I pm della Procura di Roma – scrive Articolo21 in una nota – hanno chiesto nuovamente l’archiviazione per questo caso e noi ci uniamo alla famiglia Paciolla nel chiedere che il caso non sia archiviato e che media e stampa accendano i riflettori su questa vicenda”. Nel corso della riunione sono state annunciate anche alcune interrogazioni parlamentari. Anna Motta e Giuseppe Paciolla, sentiti nell’ambito dell’indagine conoscitiva sui livelli e i meccanismi di tutela dei diritti umani in Italia e nella realtà internazionale, tre mesi fa al Senato hanno in primo luogo descritto l’impegno del figlio, con particolare riferimento alla attività svolta in Colombia a partire dal 2016 come giornalista e in qualità di membro delle Brigate della Pace dell’Onu.
I genitori di Paciolla si sono quindi soffermati sulle circostanze della sua morte, avvenuta il 14 luglio 2020, quando era impegnato nella missione di verifica Onu degli accordi di pace tra le Farc e governo colombiano: in particolare, hanno evidenziato i loro sospetti riguardo a possibili depistaggi e inquinamento delle prove che avrebbero compromesso le indagini sulla causa della morte, classificata dalle autorità colombiane come suicidio. Infine, la madre e il padre del giornalista hanno espresso l’auspicio che si giunga all’accertamento della verità e che le istituzioni e la politica siano sempre in grado di garantire la sicurezza degli italiani che all’estero si adoperano per il rispetto dei diritti umani.