Caso Denisa Maria Adas: avvocato calabrese indagato per sequestro di persona

L’uomo si sarebbe infatuato di Maria Denisa, ricevendo però un rifiuto da parte della donna. Fondamentale si è rivelata la testimonianza di un’amica della 30enne scomparsa.

Prato – Un legale di 45 anni originario della Calabria è finito nel registro degli indagati per la scomparsa di Denisa Maria Adas, l’escort rumena di cui si sono perse le tracce lo scorso 15 maggio a Prato. L’uomo è accusato di sequestro di persona in quello che inizialmente sembrava un caso di sparizione volontaria.

Le indagini si concentrano sull’avvocato

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la 30enne si trovava a Prato per alcuni appuntamenti con clienti contattati attraverso un’applicazione di incontri. Le forze dell’ordine stanno esaminando le registrazioni delle telecamere di sorveglianza della zona, incluse quelle del casello autostradale nelle vicinanze, mentre la Procura ha disposto analisi forensi su impronte digitali e materiale genetico raccolti nella camera 101 del residence dove soggiornava la donna.

Indagato un avvocato per la scomparsa di Maria Denisa

Nuovi sviluppi dalle intercettazioni telefoniche

Un elemento significativo è emerso dalle più recenti verifiche tecniche: i telefoni cellulari di Maria Denisa Adas sono tornati attivi alcuni minuti dopo la sua scomparsa, registrando uno scambio di traffico dati con almeno altri due dispositivi. Gli inquirenti mantengono stretto riserbo sulle celle telefoniche agganciate durante questa breve riattivazione. Secondo l’ipotesi investigativa più accreditata, non sarebbe Denisa a riaccendere i dispositivi ma, più probabilmente, i suoi sequestratori.

La testimonianza dell’amica di Maria Denisa Adas

Un elemento chiave delle indagini è emerso dalla testimonianza spontanea di un’amica della scomparsa, che si è presentata in Procura per riferire dettagli sui rapporti tra l’avvocato e la famiglia di Denisa. Secondo il suo racconto, il legale avrebbe contattato la madre della ragazza, Maria Cristina Paun, sostenendo che la figlia fosse ancora viva ma ferita.

L’amica ha riferito agli investigatori che, stando al racconto del legale, il 45enne rappresenterebbe un gruppo di cittadini rumeni che avrebbero voluto costringere Denisa a lavorare per loro, arrivando a minacciarle violenze fisiche. Il legale avrebbe poi proposto un accordo: assistenza legale gratuita per i presunti rapitori in cambio della liberazione della donna.

L’ipotesi del movente passionale

Tuttavia, la stessa testimone ritiene che questa versione sia in realtà una copertura per nascondere un movente di tipo sentimentale. Secondo la sua ricostruzione dei fatti, il 45enne si sarebbe infatuato di Denisa, ricevendo però un rifiuto da parte della donna.

Perquisizioni e nuovi elementi

Gli investigatori hanno scoperto che la madre di Denisa, Maria Cristina Paun, utilizzava un telefono cellulare Samsung tenuto nascosto nella sua abitazione, nel quartiere romano di Torpignattara. La donna è stata indagata per false informazioni al pubblico ministero e la sua casa è stata perquisita. Il dispositivo è stato sequestrato e ora è al vaglio dei carabinieri del nucleo investigativo di Firenze e Prato.

La madre di Maria Denisa

L’ultimo contatto tra madre e figlia risale alla sera del 15 maggio, intorno alle 23:30. Da quel momento, ogni traccia di Denisa Maria Adas si è persa, alimentando i sospetti degli inquirenti su un possibile sequestro di persona.

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