Carceri: l’appello degli 86 Garanti dei detenuti, il ministro Nordio ci ascolti

Denunciano una situazione ormai fuori controllo tra suicidi e rivolte che potrebbe portare alla sostituzione del capo del Dap Giovanni Russo.

Roma – “Chiediamo di essere ascoltati dal ministro della Giustizia. Siamo in grado di dare una fotografia in bianco e nero delle carceri”. Un appello accorato quello dei Garanti dei detenuti rappresentati dal portavoce della Conferenza nazionale dei Garanti territoriali delle persone private della libertà personale e Garante campano dei detenuti, Samuele Ciambriello, nel corso di una conferenza stampa nella sala Caduti Nassirya al Senato. “Bisogna ascoltare tutta la comunità carceraria, fatta di detenute e detenuti – continua Ciambriello – . Come Garanti abbiamo uno sguardo intrusivo. Chiediamo alla politica di analizzare, prevenire, intervenire. Il carcere è diventato un ospizio dei poveri e una discarica sociale”.

Poi aggiunge: “A nome degli 86 Garanti in tutta Italia invito la politica ad andare nelle carceri a vedere con i propri occhi. Se parlare è un bisogno ascoltare è una virtù”. Dai Garanti arriva una bocciatura al decreto carcere. “Un decreto minimale – dice Ciambriello – inadeguato, vuoto rispetto alle reali proporzioni dell’emergenza carceri. E’ una scatola vuota. Solo le telefonate aumentano da 4 a 6. Una miseria”. La Conferenza dei garanti chiede “soluzioni giuridiche immediate, emendamenti concreti al decreto”.

La situazione degli istituti, con suicidi e rivolte di detenuti che si succedono quasi quotidianamente, potrebbe portare – secondo i rumour tra i sindacati – alle possibili dimissioni del capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Giovanni Russo. Intanto a Torino, riferisce l’Organizzazione sindacale
autonoma polizia penitenziaria, “alcuni detenuti si sono rifiutati di entrare nelle proprie celle, hanno appiccato il fuoco e uno di loro, senza motivo, ha colpito un agente con la bomboletta di un fornello spaccandogli la testa”.

A Venezia invece un altro recluso, un uomo di 37 anni, si sarebbe tolto la vita: si tratterebbe del sessantesimo suicidio dall’inizio del 2024 secondo il sindacato di polizia penitenziaria Spp anche se attualmente, nella lista aggiornata dei suicidi accertati quest’anno – per il Garante nazionale delle carceri – i morti sono 56: un aumento comunque di 17 decessi rispetto allo stesso periodo del 2023. Ciambriello fa notare che c’è una “sottovalutazione sia sul peggioramento delle condizioni nelle carceri sia sul sovraffollamento, sul numero dei suicidi, delle persone che potrebbero andare in misura alternativa perché devono scontare meno di un anno e non hanno nessun reato ostativo”.

Infine snocciola gli ultimi dati. Dai numeri del Dap, al 4 luglio 8.341 persone hanno ricevuto una pena inflitta al di sotto di tre anni. In 1.337 stanno scontando 6 mesi di carcere. Di questi, solo un migliaio ha un reato ostativo. In 21mila hanno un residuo pena al di sotto dei 3 anni. In questo clima le voci su un possibile avvicendamento ai vertici del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, non confermate da organi ufficiali, si moltiplicano. “Di fronte all’emergenza storica più drammatica delle carceri italiane la probabile sostituzione del capo del Dap Giovanni Russo con la sua vice Lina Di Domenico, sarebbe il classico bluff per
nascondere le responsabilità del ministro
e del sottosegretario Delmastro: l’epilogo che consentirebbe al sottosegretario di averne il pieno controllo”, commenta il segretario generale del Sindacato di polizia penitenziaria (Spp), Aldo di Giacomo.

Una situazione ormai fuori controllo. Da un carcere all’altro, Viterbo, Sollicciano, Trieste, Vercelli. Sono ormai quotidiane le proteste dei detenuti. L’ultima, fragorosa, nel carcere Lorusso e Cutugno di Torino, avvenuta domenica 14 luglio, con i prigionieri che, rifiutandosi di entrare nelle loro celle, hanno appiccato il fuoco in un corridoio e uno di loro ha, addirittura, colpito in testa con la bomboletta di un fornello un’agente. I sanitari gli hanno suturato la ferita e successivamente lo hanno dimesso con una prognosi di dieci giorni. Una ribellione le cui immagini sono finite su TikTok, per poi diventare virali e scatenare polemiche.

Nel penitenziario fiorentino di Sollicciano, negli ultimi mesi, sono stati presentati una cinquantina di esposti contro la situazione invivibile, tra sovraffollamento, la presenza di ratti e cimici e la totale mancanza di igiene.  Il governatore Giani ha convocato una seduta straordinaria, chiedendo l’intervento immediato dello Stato. In particolare, il legale di un detenuto lamentava la mancanza di acqua calda, e non solo. Queste le parole del magistrato: “L’acqua calda non è un diritto essenziale garantito al detenuto ma una fornitura che si può pretendere solo nelle strutture alberghiere”. Anche nel carcere di Trieste nel tardo pomeriggio dell’11 luglio, è scoppiata una rivolta, che si è protratta fino a tarda notte. Grazie all’intervento della Polizia penitenziaria e del Magistrato di Sorveglianza, la situazione è stata contenuta senza violenza. Ma quattro detenuti sono finiti in ospedale: uno per un malore e tre per la probabile ingestione di farmaci sottratti all’infermeria.

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