“Meno della metà delle Aziende sanitarie ha risposto”, sottolinea Marco Perduca, che coordina l’iniziativa sui 189 penitenziari italiani.
Roma – L’Associazione Coscioni ad agosto scorso ha diffidato le 102 Asl competenti per la salute nelle 189 carceri italiane per chiedere loro di adempiere al ruolo, previsto per legge, di fornitrici di servizi socio-sanitari e di monitoraggio delle condizioni degli istituti. Le diffide ricordavano che “la responsabilità per la mancata applicazione e/o i ritardi nell’attuazione delle misure previste per lo svolgimento dell’assistenza sanitaria penitenziaria sono imputabile al Direttore Generale della Asl”. Dopo le diffide ora si passa ai fatti, con le richieste di accesso alle relazioni da parte dell’Associazione.
“Meno della metà delle Aziende sanitarie ha risposto”, sottolinea Marco Perduca, che coordina l’iniziativa “abbiamo quindi deciso di procedere con delle richieste di accesso agli atti per ottenere le relazioni delle visite in carcere e pubblicizzato la possibilità di condividere in modo sicuro e anonimo critiche relative al diritto alla salute in carcere sul sito FreedomLeaks.org. L’Associazione cita i dati dell’analista indipendente Marco Della Stella, secondo cui, “al 9 dicembre 2024 in Italia sono 62.283 le persone detenute a fronte di una capienza ufficiale di 51.165 posti. Di questi, però, 4.478 posti non sono disponibili. Il tasso di affollamento è quindi del 133,405%. Durante l’estate era poco sotto il 130%”.

Le 102 richieste inviate alle Asl, spiega l’Associazione, contengono: le relazioni delle visite, quando sono state fatte, cosa è stato visitato e cosa è stato rilevato; eventuali linee guida sul modo con cui queste vengono effettuate, se siano state effettuate a sorpresa, a campione o in tutte le zone e reparti, alla presenza dei garanti o altre figure istituzionali; la lista delle istituzioni a cui sono stati inviati i resoconti, provveditorato alle carceri regionale, Dipartimento per l’Amministrazione della giustizia, Ministero della giustizia e Ministero della salute, le eventuali risposte dall’autorità competente con promesse di messa in opera di quanto necessario per ripristinare eventuali manchevolezze.
“La denuncia partecipativa anonima”, spiega Andrea Andreoli, anch’egli dell’Associazione Luca Coscioni, che ha sviluppato il sito FreedomLeaks.org “si rivolge a chi, perché parente, volontario, assistente sociale, educatore, formatore o difensore, oppure dipendente delle Asl o dell’amministrazione penitenziaria, entra negli istituti di pena”. “Il sovraffollamento crea condizioni invivibili – prosegue Perduca – per questi motivi nel 2013 la Corte europea dei diritti umani ha adottato una sentenza, nota come Torreggiani, che ricordò che la disponibilità di uno spazio inferiore ai tre metri quadri continua a essere ritenuta di per sé sufficiente ad integrare un trattamento inumano e degradante, altrimenti noto come tortura”.