L’associazione presenta il report di fine anno, alla vigilia dell’apertura della Porta Santa a Rebibbia. Un 2024 nero tra suicidi e morte.
Roma – “Un report sul 2024. Ci auguriamo che Papa Francesco porti luce sulla condizione delle carceri in un momento drammatico come quello che stiamo vivendo. Il 2024 delle carceri ci sta lasciando drammatici record, quello dei suicidi, quello delle morti in carcere, e una crescita della popolazione detenuta così sostenuta da provocare, già oggi, una situazione di reali trattamenti inumani e degradanti generalizzati”. Così Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, in occasione della pubblicazione di un report con i dati principali che l’associazione ha raccolto durante l’anno. Un report che viene presentato oggi, “pochi giorni prima dell’appuntamento Giubilare che vedrà Papa Francesco varcare le soglie del carcere di Rebibbia per l’apertura di una delle Porte Sante”.
“Il prossimo 26 dicembre – prosegue Gonnella – Papa Francesco sarà infatti in carcere e ci auguriamo che questa iniziativa del Pontefice possa riaccendere l’attenzione e la speranza nelle carceri italiane. Speranza che il Governo faccia marcia indietro nei propositi più repressivi e duri. Speranza che si investa in percorsi di reinserimento sociale senza trasformare il carcere in luoghi di vendetta. Speranza che le condizioni drammatiche di detenzione siano superate da politiche attente, che guardino alla dignità della persona e ad una pena che poggi pienamente sul dettato costituzionale. Papa Francesco ha scritto nel 2014 sulle carceri parole importanti. Su quelle parole – ha concluso – andrebbe costruito un programma di governo. Non sulla criminalizzazione dei più vulnerabili”.
Dall’inizio del 2024 si sono tolte la vita 88 persone detenute. Mai si era registrato un numero così alto, superando addirittura il tragico primato del 2022 che, con 84 casi, era stato no ad ora l’anno con più suicidi in carcere di sempre. E’ quanto emerge dal Rapporto Antigone sulle carceri. Oltre ai suicidi, il 2024 è stato in generale l’anno con il maggior numero di decessi. Se ne contano 243 da inizio gennaio. Delle 88 persone morte suicide, due erano donne, una detenuta a Torino e una a Bologna. Molti sono i suicidi commessi da persone giovanissime. Nel 2024 se ne contano almeno ventitré di età compresa tra i 19 e i 29. Tante le persone straniere, almeno 40.
Secondo il Garante Nazionale, più della metà delle persone che si è tolta la vita in carcere erano coinvolte in altri eventi critici. Tra queste, 21 avevano precedentemente messo in atto almeno un tentativo di suicidio. Molte le persone con disagio psichico e con passati di tossicodipendenza. Almeno 20 erano senza una fissa dimora. Sono numeri che raccontano enorme sofferenza e marginalità. Gli istituti in cui si sono registrati più suicidi sono le Case Circondariali di Genova Marassi, Napoli Poggioreale, Prato e Verona. In ognuno di questi
istituti si sono uccise 4 persone. Seguono, con 3 suicidi, le Case Circondariali di Cagliari, Parma, Pavia, Roma Regina Coeli, Teramo e Venezia. Le sezioni maggiormente interessate dal fenomeno suicidario sono quelle a custodia chiusa, dove sono avvenuti quasi l’80% dei casi.
Nel frattempo nel corso del 2024, negli istituti visitati da Antigone, si sono registrati in media ogni 100 detenuti 20,3 atti di autolesionismo (erano 16,3 nel 2023), 2,5 tentati suicidi (2,3 nel 2023), 2,6 aggressioni ai danni del personale (erano 2,3) e 7,7 aggressioni ai danni di altre persone detenute (erano 4,6). Gli eventi critici dunque crescono tutti, e crescono in maniera più che proporzionale rispetto alla popolazione detenuta. Il carcere dei reparti chiusi dunque, del pugno di ferro e delle misure muscolari, come era prevedibile, è più conflittuale e meno sicuro. Anche per chi ci lavora.
L’ultimo report del Garante dei detenuti analizza anche la durata della permanenza presso l’istituto in cui è avvenuto il suicidio: 45 persone (pari al 54,22%), si sono suicidate nei primi 6 mesi di detenzione; di queste, 8 entro i primi 15 giorni, 6 delle quali entro i primi 5 giorni dall’ingresso in carcere. Analizzando i dati relativi agli eventi critici, si legge ancora nel documento del Garante, è stata rilevata la presenza di eventuali fattori indicativi di fragilità o vulnerabilità: ciò ha fatto emergere che 47 persone (pari al 56,62%) erano coinvolte in altri eventi critici e, di queste, 21 (25,30%) avevano precedentemente messo in atto almeno un tentativo di suicidio. Inoltre, 15 persone (18% dei casi) erano state sottoposte alla misura della ‘grande sorveglianza’ e, di queste, 6 lo erano anche al momento del suicidio.
Con riferimento ai reati, dall’analisi è emerso che la maggior parte delle persone che si è tolta la vita in carcere (43, pari al 51,80%) era accusata o era stata condannata per reati contro la persona: 14 per omicidio (tentato o consumato), 12 di maltrattamento in famiglia e 6 di violenza sessuale. Gli istituti di pena in cui si sono verificati i suicidi sono 54 (pari al 28,42% del totale delle strutture penitenziarie): 47 case circondariali e 5 case di reclusione. Il maggior numero dei casi di suicidio (11) dall’inizio dell’anno è avvenuto in Campania, seguita da Veneto (9), Lombardia e Toscana (8), Emilia Romagna, Lazio e Piemonte (7), Liguria e Sardegna (6), Abruzzo, Calabria, Sicilia e Puglia (3), Marche e Umbria (1). Le sezioni maggiormente interessate sono state quelle a custodia chiusa, con 64 casi (pari al 77,11%), mentre in quelle a custodia aperta sono stati registrati 17 casi (pari al 20,49%).