Caporalato: indagine Anci, un Comune su cinque attivo in supporto a vittime

Alta la partecipazione pari all’82%. Coinvolte le città metropolitane, i capoluoghi di regione e il 94% dei capoluoghi di provincia.

Roma – Sono scaduti da poche ore i termini per partecipare alla prima rilevazione nazionale sugli interventi dei Comuni a supporto delle vittime di sfruttamento lavorativo, sullo sfruttamento lavorativo e caporalato, che Anci ha rivolto tra maggio e luglio 2024 a tutti Comuni italiani sopra i 15 mila abitanti, quindi anche di quei territori che non compaiono nelle consuete “mappe geografiche dello sfruttamento lavorativo”.

Condotta anche con il sostegno anche delle Anci regionali, la partecipazione all’indagine – riferisce una nota – è stata particolarmente elevata: su un universo di 737 Comuni, hanno risposto all’indagine ben 603, pari all’82 per cento del totale. In particolare, hanno partecipato tutte le città metropolitane, tutti i capoluoghi di regione e il 94 per cento dei capoluoghi di provincia (103 su 110). L’indagine è svolta nell’ambito del progetto InCas “Piano d’azione a supporto degli enti locali nell’ambito dei processi di inclusione dei cittadini stranieri e degli interventi di Contrasto allo Sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato”, realizzato da Anci in collaborazione con Cittalia e finanziato dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali mediante il Fondo nazionale politiche migratorie e fa seguito a quella del 2021 centrata sulla condizione abitativa dei lavoratori migranti del settore agroalimentare.

In attesa dell’estrazione completa dei dati, che avverrà nelle prossime settimane, si possono anticipare alcune prime evidenze. Colpisce il dato per cui 1 comune su 5 (il 20% dei Comuni rispondenti) dichiara di aver attivato direttamente o realizzato con altri enti sul proprio territorio servizi, progetti e strumenti di governance finalizzati a prevenire e contrastare lo sfruttamento lavorativo e/o sostenerne le vittime o potenziali vittime. Si tratta principalmente dell’adozione di protocolli d’intesa, Tavoli di lavoro, Piani locali e documenti di programmazione locale, fino alla costituzione di veri e propri Osservatori locali sullo sfruttamento lavorativo.

Ciò che emerge è dunque una sensibilità dei Comuni rispetto a un tema di cui è riconosciuta la centralità in relazione al benessere complessivo della comunità amministrata. Abbiamo, in molti casi, Comuni attenti e disponibili ad agire un ruolo consapevole nei partenariati territoriali. Nell’ambito di InCas entreranno nel vivo a settembre una serie di attività tutte dedicate a consolidare l’impegno dei Comuni, a partire dai workshop organizzati in tutta Italia e dedicati alla redazione dei Piani locali multisettoriali – strategie e interventi di contrasto al caporalato, in rete con le istituzioni e le organizzazioni presenti sui territori – e dal rilascio del podcast “Capolinea sfruttamento lavorativo”, strumento di autoformazione per i Comuni.

Anci richiama l’urgenza di sbloccare la misura del PNRR a supporto del superamento degli insediamenti abusivi connessi al lavoro agricolo. Sono 200 milioni già assegnati da più di due anni a 37 Comuni che, già a gennaio 2023, hanno presentato le loro proposte progettuali. Da allora è tutto fermo e, nonostante la nomina di un Commissario straordinario, la misura rimane inspiegabilmente bloccata. Sono risorse importanti, che contribuirebbero alla definizione di un “modello italiano” di abitare connesso al lavoro agricolo e a superare le tante situazioni di degrado. I Sindaci si sono messi in gioco, è necessario che ricevano risposta.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa