Seconda vittoria per l’ex consigliere regionale Pd di Villa Literno: cadono le accuse di concorso esterno, revocata la confisca dei beni.
Napoli – Enrico Fabozzi, ex sindaco di Villa Literno (Caserta) ed ex consigliere regionale del Pd, è stato assolto per la seconda volta in appello dall’accusa di concorso esterno in associazione camorristica. La sentenza, pronunciata dalla prima sezione della Corte d’Appello di Napoli, presieduta da Edoardo De Gregorio, chiude un calvario giudiziario iniziato nel 2011 con il suo arresto. Il collegio ha dichiarato la prescrizione per due capi d’imputazione e l’assoluzione “perché il fatto non sussiste” per altri due, confermando il verdetto del febbraio 2021. Una decisione che assolve anche gli imprenditori Giuseppe e Pasquale Mastrominico, l’ex consigliere comunale Nicola Caiazzo e altri tre imputati, e revoca le confische disposte in primo grado.
Fabozzi, primo cittadino di Villa Literno tra il 2003 e il 2009, fu travolto dall’inchiesta nel 2011, mentre sedeva in Regione Campania tra i banchi del gruppo Misto (il Pd lo aveva sospeso). Accusato di aver favorito il clan dei Casalesi, fu condannato nel 2015 a 10 anni dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Ma nel 2021 la Corte d’Appello di Napoli ribaltò il verdetto, assolvendolo con la formula “il fatto non sussiste”. La Cassazione, nel settembre 2022, annullò quella sentenza con rinvio, chiedendo una nuova valutazione delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, in particolare di Nicola Schiavone, figlio primogenito del boss Francesco “Sandokan”. I giudici del processo bis, però, hanno ritenuto quelle accuse insufficienti per una condanna, mettendo fine alla vicenda.
L’inchiesta aveva dipinto Fabozzi come un politico colluso, pronto a garantire appalti e favori al clan in cambio di sostegno elettorale. Le dichiarazioni di Schiavone e altri pentiti erano il pilastro dell’accusa, ma la Corte d’Appello le ha giudicate fragili e contraddittorie, prive di riscontri concreti. “Abbiamo sempre sostenuto la sua innocenza”, ha dichiarato l’avvocato difensore di Fabozzi, Claudio Botti, dopo la sentenza. “Questa assoluzione è una vittoria della verità su anni di fango”. La prescrizione di due capi d’imputazione, legati a fatti minori, non ha scalfito il cuore della pronuncia: per i giudici, Fabozzi non ha commesso i reati contestati.
Con Fabozzi escono dal processo anche gli imprenditori di San Cipriano d’Aversa Giuseppe e Pasquale Mastrominico, accusati di aver fatto da tramite con la camorra, e Nicola Caiazzo, ex consigliere comunale di Villa Literno. Assolti anche altri tre imputati minori. La Corte ha inoltre cancellato le confische dei beni – terreni, immobili e conti correnti – ordinate in primo grado, restituendo agli imputati quanto sequestrato. Un segnale chiaro: per i giudici, non c’è prova di un patto criminale.
Enrico Fabozzi, oggi 64enne, ha vissuto 14 anni tra arresti domiciliari, carcere e processi. “È stato un incubo, ma ora posso guardare avanti”, ha commentato a caldo, visibilmente sollevato. La sua parabola politica, iniziata con il Pd e interrotta bruscamente, si chiude con un’assoluzione che non cancella il peso di un’accusa infamante.