Il caldo ha bruciato il raccolto e i frutti, la grandine ha invece distrutto le serre in Lombardia. Coldiretti lancia l’allarme su un possibile aumento dei prezzi al consumo
ITALIA – Estate senza frutta e verdura nel nostro paese per caldo e maltempo. Le alte temperature registrate in questi ultimi giorni hanno danneggiato mele, pere e verdura che sono stati letteralmente “ustionati”. A questo si aggiunge la distruzione delle serre in Lombardia a causa delle grandinate, ecco perché Coldiretti lancia l’allarme sull’aumento dei prezzi al consumo.
Il calo della produzione potrebbe portare a un aumento dei prezzi. Coldiretti nei giorni scorsi ha elaborato i dati Istat secondo cui i prezzi della frutta sono aumentati del 7,8% a giugno rispetto all’anno precedente, mentre per la verdura si è verificata una vera e propria impennata del 17,4%.
Tra i prodotti più colpiti dall’aumento dei prezzi ci sono i pomodori, con un incremento del 18,2%. Anche banane, frutta secca e mele hanno subito aumenti rispettivamente del 7,8%, 4,2% e 1,6%. Tuttavia, l’insalata ha visto una riduzione del 10,9% nel prezzo nello stesso periodo.
Nello stesso periodo il prezzo delle banane è aumentato del 7,8%, la frutta secca del 4,2% e le mele (dell’1,6%), mentre per le pesche e le nettarine si è registrata una riduzione dello 0,9%
GLI EFFETTI DEL CALDO
Uva e cocomeri, ma anche mele e pere, passando per i peperoni e i meloni. Sono queste le colture a rischio a causa dell’afa che sta danneggiando il comparto. Per questo motivo gli agricoltori stanno cercando di correre ai ripari, anticipando la raccolta e creando ripari per le colture.
“Si cerca di anticipare il raccolto quando possibile o quanto meno si provvede al diradamento dei frutti sugli alberi, eliminando quelli non in grado di sopravvivere, per cercare di salvare almeno parte della produzione”, afferma Coldiretti che analizza l’emergenza in atto.
Tuttavia, come afferma Coldiretti le “alte temperature ostacolano le operazioni agronomiche in campagna che vede occupate in questo periodo quasi mezzo milione di persone”.
Così, per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori Coldiretti chiede di “adottare delle strategie ad-hoc che preservano tanto la salute dei lavoratori che la qualità del prodotto” con l’utilizzo di “dispositivi di protezione”, e lo “stop alla raccolta nelle ore più calde” fino “al lavoro notturno”.
Nella provincia di Verona, per esempio, è stata emanata un’ordinanza sindacale che vieta il lavoro all’aperto nelle ore più calde. Grazie alla concertazione tra parti sociali agricole, dice Coldiretti “è stato stabilito che durante il periodo estivo in caso di “allerta temperature” da parte del dipartimento di prevenzione dell’Ulss 9 di Verona (Spisal il datore di lavoro potrà prevedere, in deroga al contratto collettivo, una diversa distribuzione dell’orario di lavoro giornaliero anticipando (prima delle 6) e posticipando (dopo le 22) l’inizio e il termine della prestazione lavorativa considerando l’intero orario come ordinario”.
Nel frattempo nell’area di Pinerolo il caldo sta “ustionando” mele e pere. I frutti, ancora verdi, stanno marcendo, tanto che le perdite stimate per l’associazione di categoria sono pari al 15%. Perdita del 90% invece in Sardegna, dove il caldo ha danneggiato i cocomeri e i meloni.
Tuttavia a rischio sono anche le produzioni di uova, latte e miele, perché se nei pollai la produzione di uova è sensibilmente calata, Coldiretti stima un calo del 70% del miele rispetto al 2022. Il motivo? Il caldo afoso che sta stremando le api.
Nel frattempo la produzione di latte è scesa più del 10% per le mucche nelle stalle, in cui i ventilatori e le doccette refrigeranti stanno lavorando a pieno ritmo. Mentre le pecore si stato spostando in altura.
IL MALTEMPO E LE GRANDINATE
Il nord Italia ha invece registrato eventi atmosferici estremi, come trombe d’aria e grandinate. Maltempo che ha devastato diverse strutture agricole e raccolti come mais e soia.
Nell’area metropolitana di Milano i chicchi di ghiaccio uniti al vento hanno colpito un’ampia fascia di comuni tra la periferia est del capoluogo lombardo e i confini con la bassa bergamasca. Qui le coltivazioni di mais e soia sono state distrutte, mentre il vento ha scoperchiato i tetti delle cascine, delle stalle e dei capannoni.
Nella provincia di Bergamo, sotto i colpi della grandine sono finiti anche i prati e i pascoli di montagna.
A Cremona le colture di mais sono state sradicate, mentre i campi di girasoli, i prati spianati e i mezzi agricoli sono stati rovinati dalle violente grandinate. Nel bresciano il maltempo ha danneggiato strutture agricole e raccolti, come mais e olive.