‘Calcio libero’, così lo sport salva i minorenni in carcere dall’emarginazione sociale

Firmato il protocollo d’intesa tra ministero della Giustizia, dello Sport e Aic. In campo anche Albertini, Zambrotta e Perrotta.

Lo sport che salva dall’emarginazione sociale, culturale e fisica. Il calcio entra nelle carceri minorili, con il protocollo siglato tra il ministero della Giustizia, quello dello Sport e l’Associazione italiana calciatori Aic. Siglato in via Arenula, e il progetto ‘Calcio libero’ ha un nome emblematico. La libertà di fare sport nei luoghi della reclusione.

Impegnati ‘sul campo’, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi, il presidente dell’Associazione Calciatori Umberto Calcagno. Presenti anche molti volti simbolo del calcio, ex glorie che parteciperanno al progetto come Demetrio Albertini, Angelo Peruzzi, Simone Perrotta e Gianluca Zambrotta.

Il protocollo d’intesa prevede un programma di azioni sportivo-educative che pone il calcio come “opportunità” di confronto per la socializzazione e il reinserimento. Percorsi formativi da realizzare attraverso il coinvolgimento di calciatori, calciatrici ed ex-calciatori. Le attività sportive coinvolgeranno sia i ragazzi che il personale di sorveglianza, al fine di garantire un miglioramento nei rapporti interni all’istituto attraverso lo sport.

Il campo di calcio a 5 a Nisida

Un esempio virtuoso dello sport dietro le sbarre è quello del carcere minorile di Nisida, dove è stato inaugurato un campo regolamentare di Calcio a 5, con annessi spogliatoi, per i giovani ristretti dell’Istituto Penale. A Napoli c’è un’’isola che c’è’, non come quella di Peter Pan e dei suoi bambini smarriti. Sulla sua cima rocciosa c’è il carcere minorile di Nisida, un luogo dove non si guarda agli errori fatti, ma si cerca di trovare uno sprono a guardare avanti per creare un futuro migliore partendo dalle competenze e abilità di ciascuno. E anche da quello che più piace ai ragazzi. Il calcio.

Un altro caso che ha dato risultati positivi è stata la creazione, nel 2009, della squadra di calcio nazionale Rebibbia, formata da detenuti, agenti di polizia penitenziaria e volontari. Nata dalla volontà comune di portare avanti il grande lavoro fatto nel carcere romano per il reinserimento sociale dei detenuti è stata un simbolo della forza educativa e sociale dello sport in un ambiente difficile come quello del carcere

Il progetto prevede la partecipazione della nazionale a tutti quegli eventi sportivi a cui è legata un’iniziativa sociale, benefica e solidale che ha portato alla creazione delle giornate sportive chiamate “Un Calcio al Pregiudizio” che sono approdate in tutta Italia da Nord a Sud.

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