Reggio Calabria – Un imprenditore in difficoltà economiche si rivolge ad una organizzazione criminale per ottenere un prestito di 15 mila euro, dietro pressioni e minacce, in due anni è costretto a restituirne 55 mila solo di interessi. L’usura e il riciclaggio reati sono al centro dell’operazione “Libera Fortezza” condotta nelle province di Reggio Calabria e Imperia dai carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, con il supporto dei reparti territorialmente competenti, dello Squadrone carabinieri Eliportato “Cacciatori“ e dell’8° Elinucleo di Vibo Valentia, in collaborazione con i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, che ha portato all’arresto di 22 persone riconducibili alla cosca di ‘ndrangheta Longo-Versace di Polistena, radicata nella Piana di Gioia Tauro e riconducibile alla mandamento tirrenico della provincia di Reggio Calabria. Le indagini partono dal lontano 2014 ma hanno avuto una svolta grazie alle dichiarazioni di un imprenditore che ha chiesto aiuto economico alla cosca finendo in un vortice senza via di uscita. Lo sviluppo dell’attività investigativa ha permesso di individuare altre numerose vittime e di appurare quindi l’esistenza di una vera e propria rete di usurai ed estorsori facente capo alla cosca mafiosa la quale, attraverso i suoi affiliati e avvalendosi della forza di intimidazione e della condizione di assoggettamento e omertà del territorio, aveva creato un vero e proprio impero economico.
Dopo aver individuato la vittima bisognosa e dopo aver concesso il prestito in denaro, gli indagati ottenevano la promessa di restituzione di un importo maggiorato di un oneroso e illecito tasso d’interesse variabile, arrivato fino al 1.756,40% su base annua (27,56 % su base mensile). Al momento della dazione del prestito in contanti, i sodali si facevano consegnare assegni “in bianco” di un importo comprensivo del capitale prestato e dell’interesse del solo primo mese, a titolo di garanzia in caso di inadempimento. Dopo la dazione del prestito la vittima era obbligata al pagamento di interessi mensili aggiuntivi fino a quando non fosse riuscita a restituire in un’unica soluzione, il capitale sommato all’interesse. In caso di mancato pagamento le vittime venivano minacciate e subivano azioni intimidatorie, facendo leva sull’appartenenza all’ndrangheta degli interessati alla restituzione.
L’usura, però, è solo un aspetto della complessa indagine delle forze dell’ordine che vede gli arrestati accusati di associazione di tipo mafioso, usura, estorsione, riciclaggio, esercizio attività finanziaria abusiva, detenzione illegali di armi, tutti aggravati dalla finalità e dal metodo mafioso. Tra gli arrestati vi sono Luigi Versace e Diego Lamanna, ritenuti capi ed organizzatori della cosca. I due avevano compiti di decisione delle modalità di gestione degli affari del sodalizio, di individuazione delle azioni delittuose da compiere, di valutazione della solvibilità dei debitori e di composizione delle conflittualità tra gli affiliati o con terzi appartenenti a cosche differenti. Un terzo sodale, Vincenzo Rao, invece, aveva il ruolo di organizzatore e gestore dei rapporti economici della consorteria con i numerosi debitori, destinatari di continue erogazioni del credito, nonché compiti di “contabile” delle pendenze creditorie non ancora soddisfatte e riferibili al sodalizio.
Il Gip del Tribunale di Reggio, Caterina Catalano, su richiesta del Procuratore Aggiunto Calogero Gaetano Paci e dai Sostituti Procuratori Giulia Pantano e Sabrina Fornaro, ha disposto il sequestro del patrimonio della cosca quantificato in oltre 5 milioni di euro costituito da 9 società, 45 unità immobiliari, beni mobili e importanti disponibilità finanziarie. Inoltre, è stato disposto anche il sequestro preventivo, fino all’ammontare di circa 144.000 euro – corrispondente all’importo degli interessi usurari corrisposti dalle vittime – su ulteriori disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili intestati agli indagati. Tra gli arrestati anche due donne.