Bonelli sbarca in Sicilia: “La Lega vuole punire i no ponte, progetto è di 32 anni fa”

Il portavoce dei Verdi a Messina accusa il Carroccio di aver presentato un emendamento che punisce chi protesta per opere infrastrutturali.

Messina – Sbarcato in Sicilia per la campagna elettorale di Alleanza Verdi Sinistra alle Europee, Angelo Bonelli parla del ponte sullo Stretto attaccando la Lega. Da piazza Cairoli, cuore del centro messinese, il portavoce di Europa Verde commenta: “Ieri sera il deputato Igor Iezzi ha presentato un emendamento al disegno di legge sicurezza in discussione in commissione Affari costituzionali. Un emendamento che prevede l’aumento di due terzi delle pene relative a chi protesta per impedire la realizzazione di opere strategiche infrastrutturali. L’intenzione è chiara: colpire la protesta dei siciliani e calabresi. Una proposta autoritaria e inaccettabile alla quale noi risponderemo in modo netto, con un’opposizione dura in Parlamento”.

Bonelli con i comitati no ponte a Torre Faro

Poi va al succo della questione: “ho presentato un nuovo esposto alla Procura“. Dicendo “No al ponte” i deputati Bonelli e il segretario di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, a marzo erano intervenuti a Torre Faro per Avs, Alleanza Verdi Sinistra. E Bonelli proprio in quell’occasione aveva annunciato: “Stiamo lavorando a un’integrazione dell’esposto alla Procura della Repubblica sulle procedure. Ancora oggi non abbiamo la relazione sull’aggiornamento. Con un pool di legali, valutiamo se adire al Tar. Inoltre, in base al dato di programmazione economica europea, sappiamo il vero costo dell’opera. Lo troviamo sul Def, Documento di economia e finanza: 13,5 più 1,1. Ovvero, 14,6 miliardi di euro. Poi il deputato di Avs era andato a Bruxelles per consegnare ai vari dipartimenti segnalazioni ed esposti.

Sempre in quell’occasione Bonelli aveva fatto notare che già l’Anac (Autorità nazionale anticorruzione) era intervenuta in merito alla direttiva sulla concorrenza. “E abbiamo un governo – disse – che non risponde alle domande dei parlamentari, con sei richieste. La gara che fu fatta era di 3,9 miliardi di euro e ora siamo a 14,6. Se qualcuno ritiene che questo non sia una violazione della direttiva europea lo deve dire l’Unione europea. Non Salvini. Con un referendum in Italia, prevarrebbe il rifiuto della grande opera”.

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