Benetton, l’addio del fondatore: scoperto un buco da 100 milioni di euro, è crisi

L’imprenditore: “Mi sono fidato ed ho sbagliato. Purtroppo ci saranno dei sacrifici da fare”.

Benetton è in crisi per un buco da 100 milioni di euro. Il mancato raggiungimento degli obiettivi per il 2023 da parte del gruppo era previsto ma non di certo di queste dimensioni. Ad annunciarlo è il fondatore Luciano Benetton, in un’intervista al Corriere della Sera, che ha deciso di dire all’azienda. “Mi sono fidato ed ho sbagliato. Sono stato tradito nel vero senso della parola. Qualche mese fa ho capito che c’era qualche cosa che non andava. Che la fotografia del gruppo che ci ripetevano nei consigli di amministrazione i vertici manageriali non era reale”, ha spiegato Benetton.

Luciano Benetton
Luciano Benetton

“Solo nei mesi successivi è stato accennato qualche problema ma in modo tenue. Sembrava tutto sotto controllo. Poi – ha proseguito l’imprenditore – in uno dei consigli dei mesi successivi scoppia la bomba. Presentano d’improvviso un buco di bilancio drammatico, uno shock che ci lascia senza fiato, saremo attorno ai 100 milioni“. E adesso? “Occorre guardare avanti, nei prossimi mesi sarà fatto un piano per il futuro, abbiamo perso quattro anni e questo rende tutto più difficile non avendo la bacchetta magica. Purtroppo ci saranno sacrifici da fare“.

Nel 2012 Luciano Benetton era uscito dalla società “in salute, con un fatturato di 2 miliardi e in utile”, ha ricordato il fondatore del gruppo. Parole che trovano conferma anche nelle parole dei sindacati. “Ad intervenire per appianare i debiti è sempre stato Luciano Benetton, che non ha mai fatto ricadere pesantemente sui lavoratori e sulle lavoratrici il prezzo della crisi. Per questo è amato e rispettato dai lavoratori”, ha dichiarato Gianni Boato, segretario generale Femca Cisl di Treviso, che ha concluso: “Come sindacato tendiamo la mano a Benetton e lo invitiamo a coinvolgere nelle scelte strategiche i lavoratori e il grande know-how presente in azienda a tutti i livelli“.

Fonte: Dire, www.dire.it

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