Autonomia, la Campania è la prima Regione a chiedere il referendum abrogativo

Passa la risoluzione con 36 sì, 9 contrari e un astenuto. Sul testo dovrebbero convergere le altre amministrazioni di centrosinistra.

Napoli – Il Consiglio regionale della Campania, presieduto da Gennaro Oliviero, ha approvato, con 36 voti favorevoli dei consiglieri di maggioranza di centrosinistra, Gruppo misto e del Movimento 5Stelle (all’opposizione della Giunta), 9 voti contrari dei consiglieri del centrodestra e l’astensione del consigliere Raffaele Maria Pisacane (Azione-Per), la deliberazione consiliare per chiedere l’indizione del referendum abrogativo dell’Autonomia differenziata. La decisione, ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione, investe la legge, di recente approvazione, 26 giugno 2024 n. 86, per l’attuazione del regionalismo differenziato e che riguarda le Regioni a statuto ordinario, ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione.

L’articolo 75 della Carta prevede che un referendum abrogativo possa essere chiesto da 500mila cittadini oppure da cinque Consigli regionali. La Campania è dunque la prima Regione a fare un passo verso il referendum abrogativo, come previsto dalla Costituzione, per tentare di cancellare la riforma Calderoli. A essa dovrebbero unirsi le altre quattro Regioni governate dal centrosinistra (Emilia Romagna, Sardegna, Puglia e Toscana), per arrivare al numero minimo richiesto dalla Costituzione, cinque, per chiedere l’indizione di un referendum abrogativo. Sul testo dovrebbero ora convergere i consiglieri emiliano-romagnoli, la cui assemblea è convocata per le prossime ore, poi a seguire Cagliari, Bari e Firenze.

A presentare e depositare la richiesta di referendum sarà il presidente del Consiglio regionale della Campania, Gennaro Oliviero. Come ha ricordato in aula il governatore, Vincenzo De Luca, “Non prendiamo una decisione per consolidare le bandiere ma per far prevalere la ragione”. Obiettivo, “ricreare uno spirito di difesa dell’unità d’Italia”. Il Consiglio ha inoltre approvato con 35 voti favorevoli un’ulteriore deliberazione per richiedere un referendum abrogativo di alcuni commi degli articoli 1,2,3,4, attinenti le materie o ambiti di materie riferite ai Lep (Livelli essenziali di prestazione) della stessa legge n. 86. Il motivo è legato alla messa in sicurezza del referendum da un eventuale giudizio di inammissibilità della Consulta sull’abrogazione totale, ipotesi legata ai collegamenti tra il ddl Calderoli e la legge di bilancio.

I partiti del centrodestra campano, nel dibattito in Aula, hanno accusato i promotori di puntare al referendum solo per consolidare il campo largo, ricordando come lo stesso centrosinistra in passato fosse a favore dell’Autonomia. “La riforma del Titolo V – ha risposto Vincenzo De Luca – è stato un errore drammatico. È stata una scelta di debolezza ed opportunismo; scelta fatta a maggioranza, un errore che ha creato un precedente e l’attuale governo ripete quell’errore”.

Preoccupazioni sugli effetti della riforma vengono manifestati anche dal presidente della Regione Calabria, il forzista Roberto Occhiuto, che torna a sottolineare i suoi dubbi durante il Consiglio nazionale del partito. “Il mio auspicio – ha detto Occhiuto – è che Forza Italia non voti, in Consiglio dei ministri e in Parlamento, alcuna intesa con singole Regioni se prima non saranno interamente finanziati i Livelli essenziali di prestazione, e se non ci sarà la matematica certezza che determinate intese possano produrre danni al Sud”.

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