È molto facile, nei rapporti interpersonali, incontrare qualcuno che, per tornaconto personale o per sadismo, ti faccia dubitare di te stesso, di ciò che percepisci e della realtà circostante.
Roma – Si tratta di un vero e proprio “abuso emotivo”, che nelle persone più fragili può provocare seri problemi. Questo aspetto sul web viene visto con superficialità e, spesso, si abusa del concetto a mo’ di battuta, senza conoscerne gli effetti più oscuri. Questo fenomeno è conosciuto col termine “gaslighting”, che la psicologa e analista comportamentale Laurie Singer ha definito “quando una persona cerca di far mettere in dubbio a un’altra la sua percezione della realtà”.
Sul Web esiste la cattiva abitudine di usare alcuni termini fuori luogo utilizzando i meme. Si tratta di contenuti digitali, spesso umoristici, diffusi con foto e didascalie e che oscillano tra il trasmettere informazioni e creare confusione sul suo autentico significato. L’origine del nome risale ad un’opera teatrale “Gas Lights” del 1938, da cui è stata tratta una versione cinematografica nel 1944 con Charles Boyer e Ingrid Bergman. In entrambe, il marito convince la moglie di avere problemi psichiatrici facendole notare che molti degli avvenimenti quotidiani sono solo nella sua mente.
Mentre, in realtà si verificano veramente, come il fatto che le luci a gas di casa si spengano lentamente, da cui il titolo. Come abbiamo visto è una forma di manipolazione attraverso cui si condiziona l’altra persona sul modo in cui, quest’ultima, percepisce il mondo circostante. Si inizia con la comunicazione verbale, in maniera tale che la vittima designata comincia a dubitare delle proprie sensazioni e della propria memoria. Vengono messi in discussione i propri pensieri, le azioni ed emozioni per manifestare un controllo su sé stessi e sulla rispettiva relazione. Non tutti gli abusi emotivi rientrano nella fattispecie del gaslighting, trattandosi di un comportamento specifico di una persona contro un’altra.
È una strategia continua e sistematica per provocare un mutamento nella prospettiva o nelle sensazioni di una persona al fine di renderla più arrendevole e dipendente dall’altra. Il gaslighting non lo si subisce per un fatto singolo ma come comportamento continuo nel tempo. Il suo scopo è cambiare il modo in cui l’altra persona si pensa e si percepisce, facendo emergere che i suoi ricordi e pensieri siano sbagliati. Il meccanismo si innesca anche partendo da fatti semplici fuorvianti che, però, uno accanto all’altro, riescono a rendere la persona che lo fa come un carnefice e l’altra che lo subisce come vittima.
C’è poco da scherzare, quindi, su un problema che si fa fatica a comprendere tanto labili sono i segnali. Il consiglio che viene dato è che, una volta consapevoli di essere vittime, di parlarne con altri che hanno avuto lo stesso vissuto o, nella peggiore delle ipotesi rivolgersi ad un esperto di salute mentale. O, ancora, ci sono sportelli di ascolto, ONLUS (Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale) e consultori. Le relazioni umane, in ogni epoca storica e in ogni contesto sociale, sono sempre stati difficili e complicati.
Ma mai come nell’epoca in cui stiamo vivendo, in cui si è raggiunta una complessità esasperata, che rende problematica qualsiasi azione umana o comportamento sociale. Forse è il frutto di un individualismo esacerbato, che ci fa essere una moltitudine di persone, ma non una comunità!