L’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione: “Accusato di gravi crimini, gli hanno consentito di tornare ai traffici in Libia”.
Roma – L’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione Asgi interviene sul caso della scarcerazione e del rimpatrio di Njeem Osama Elmasry Habish, capo della polizia giudiziaria libica conosciuto come ‘Almasri’ – arrestato domenica a Torino su mandato di arresto della Corte penale internazionale. Il coro delle polemiche politiche si è sollevato in modo furioso. La prossima settimana il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi risponderà al Question Time al Senato sul caso. “Dopo la strage di Cutro del 26 febbraio 2023, – afferma Asgi – la presidente del Consiglio dei ministri ha annunciato urbi et orbi di volere combattere in tutto il globo terracqueo i trafficanti di esseri umani (finalità che non è stata seguita da effettivi provvedimenti legislativi, mentre si è assistito a un profluvio di riforme restrittive dei diritti dei richiedenti asilo e non solo)”.
È accaduto, tuttavia, sottolinea l’associazione che raccoglie esperti del mondo giuridico, “che il 21 gennaio 2025 la Corte d’appello di Roma – si legge nella nota – non abbia convalidato l’arresto eseguito dalla Digos di Torino di Najeem Osema Almasri Habish, capo della polizia giudiziaria libica, su mandato della Corte penale internazionale”. Per Asgi “al di là del merito dell’ordinanza di non convalida dell’arresto, chiede al Governo perché il Ministro della giustizia abbia omesso di trasmettere immediatamente al Procuratore generale presso la Corte d’appello di Roma la richiesta della Corte penale internazionale di arresto di Almasri e invece, il Ministero dell’interno si sia subito attivato per decretare ed eseguirne immediatamente l’espulsione dall’Italia, consentendogli di tornare ai traffici in Libia e ai gravi crimini per i quali pende procedimento davanti alla Corte penale internazionale”.
“In attesa di avere adeguate risposte, Asgi prosegue – evidenzia l’oggettiva superficialità e gravità dell’Esecutivo nella gestione della vicenda Almasri, che doveva imporre maggiore cautela e attenzione per provare concretamente, non con proclami, a combattere il traffico di esseri umani e a fermare le torture che avvengono sistematicamente nelle prigioni libiche, formali o informali, come attestano innumerevoli Report internazionali e come riferiscono migliaia di testimonianze di richiedenti asilo che riescono a sfuggire a detti lager. Desta inquietudine che al rallentamento dell’attività del Ministro della giustizia sia conseguita un’incredibile efficienza del Ministro dell’interno a imbarcare su un aereo per la Libia un soggetto accusato di crimini gravissimi”.
L’Esecutivo di Magistratura democratica in una nota sottolinea come la vicenda della scarcerazione e del rimpatrio “di un imputato raggiunto da mandato d’arresto emesso il 18 gennaio 2025 dalla Corte penale internazionale, per crimini di guerra e contro l’umanità, in ipotesi commessi nella prigione libica di Mitiga in danno di persone migranti e potenziali richiedenti protezione internazionale, sollecita riflessioni e interrogativi. Anzitutto, questa vicenda – si legge – ci dice quanto sia fragile la narrazione che vuole l’attuale maggioranza impegnata a contrastare i trafficanti che governano i flussi di migranti: essa trova drammatica smentita da questa triste pagina di storia“.
“Oggi è sempre più evidente – si legge ancora – la natura simbolica, di pura propaganda, dei provvedimenti tesi ad aggravare le pene a carico di scafisti reclutati poco prima della traversata in cambio di una flebile speranza di approdo, mentre ai veri governanti dei flussi migratori viene concesso un lasciapassare. Uno Stato duro con i disperati e debole con i criminali più potenti non è quello disegnato dalla Carta costituzionale”.