“Marcellone”, il “Bufalo” della serie Tv “Romanzo Criminale”, era a capo del clan sgominato da carabinieri e Dda con 28 misure cautelari.
Roma – A volte tornano, o forse sarebbe meglio dire che non se ne sono mai andati. Droga e banda della Magliana è un binomio che a Roma sembra inscindibile, nonostante l’inesorabile passaggio del tempo. A settant’anni suonati, Marcello Colafigli, “Marcellone”, uno dei fondatori del gruppo criminale che ha seminato il terrore nella Capitale per un ventennio tra la fine degli anni Settanta e il Novanta, è finito di nuovo in carcere, caduto nella rete di una maxi operazione dei carabinieri che, su mandato della Direzione distrettuale antimafia, hanno decapitato una banda criminale eseguendo 28 misure cautelari: 11 in carcere, 16 ai domiciliari e un obbligo di firma.
Gli investigatori sono convinti che a capo della banda ci fosse proprio Colafigli, irriducibile della Banda della Magliana, che nonostante in regime di semilibertà, sarebbe riuscito a pianificare cessioni e acquisti di ingenti quantitativi di droga dall’estero mantenendo rapporti con esponenti della ‘ndrangheta, camorra e della mafia foggiana. Al suo comando aveva una batteria di giovani spacciatori che vendevano droga proprio nell’antico feudo della Banda, lì dove tutto era nato più di quarant’anni fa, alla Magliana, periferia a Sud – Ovest di Roma.
“Marcellone” era servito, riverito, rispettato, fino all’adorazione dai suoi uomini proprio in virtù del suo passato di alto ufficiale della malavita capitolina, l’uomo che ai tempi aveva diviso i passi con criminali come Franco Giuseppucci, Enrico De Pedis e Maurizio Abbatino, i primi due uccisi, il terzo pentito. Celebre al punto da meritarsi un personaggio nella popolarissima serie tv Romanzo Criminale, il “Bufalo”. Gravato da più ergastoli, è stato condannato, tra l’altro, per il sequestro e l’omicidio del Duca Massimo Grazioli Lante della Rovere (considerata l’azione con cui la Banda ha iniziato la propria attività criminale) e l’omicidio, come mandante, di Enrico De Pedis.
Adesso è di nuovo nei guai con la giustizia. La procura di Roma, i pm Francesco Cascini e Mario Palazzi, gli contesta l’associazione finalizzata allo spaccio. I carabinieri di via In Selci, il nucleo investigativo, lo ha di nuovo arrestato. Il business della droga, su cui la Banda aveva creato la sua fortuna, continua ad essere la miniera d’oro della malavita romana. Una torta da milioni di euro un tempo gestita solo da quelli della Magliana, adesso contesa dai gruppi criminali più feroci ma di cui “Marcellone” è riuscito a conservare uno spicchio.