Il gip accoglie la richiesta della Procura: mancano prove sulla consapevolezza dello stato di alterazione della presunta vittima.
Milano – Si conclude con un provvedimento di archiviazione l’inchiesta avviata dal tribunale milanese nei confronti di Leonardo Apache La Russa, figlio del presidente del Senato Ignazio La Russa, e di Tommaso Gilardoni, suo conoscente che lavora come disc jockey. I due erano accusati di violenza sessuale in relazione a fatti avvenuti nella notte fra il 18 e il 19 aprile 2023.
Il giudice per le indagini preliminari Rossana Mongiardo ha dato il proprio assenso alla proposta formulata dai magistrati inquirenti, stabilendo l’assenza di elementi probatori adeguati per sostenere l’ipotesi accusatoria davanti al tribunale. Il provvedimento conferma l’orientamento già espresso dalla Procura meneghina nei mesi precedenti. “È stato compiuto un atto di giustizia”, ha dichiarato l’avvocato Vinicio Nardo, che insieme al collega Adriano Bazzoni rappresenta Leonardo La Russa, manifestando soddisfazione per la conclusione delle indagini.
La proposta di chiusura del fascicolo era stata contestata dalla ventidueenne autrice della denuncia che aveva innescato le verifiche investigative. Durante l’udienza svoltasi a settembre, i legali del figlio del presidente del Senato avevano sostenuto la tesi della consensualità dei rapporti intimi occorsi quella notte, specificando che la ragazza si trovasse “in uno stato di euforia, ma non di incoscienza”.
Opposta la lettura dell’avvocato Stefano Benvenuto, rappresentante legale della giovane donna, secondo cui la sua assistita non avrebbe potuto esprimere un valido consenso a causa dell’alterazione indotta da bevande alcoliche e droghe. Il magistrato ha però stabilito che mancassero riscontri adeguati per attestare che i due indagati avessero percepito una condizione tale da compromettere la validità del consenso.
Nel documento di archiviazione, il gip ha precisato che “non vi è motivo di dubitare della buona fede e della credibilità della denunciante”, aggiungendo però che non emergono indicazioni concrete per stabilire che La Russa e Gilardoni avessero compreso il livello di alterazione della giovane come tale da compromettere la libertà di autodeterminazione. Da questa valutazione discende la decisione di chiudere la vicenda.
I due rimangono tuttavia coinvolti in un altro procedimento penale relativo alla diffusione non consensuale di materiale intimo. La Procura ha infatti chiesto il rinvio a giudizio per aver diffuso registrazioni video con contenuti sessuali della nottata trascorsa nell’abitazione della seconda carica dello Stato, dopo la serata trascorsa in un locale della movida milanese.