L’edificio risale all’VIII secolo e potrebbe essere la scomparsa Santo Stefano. Trovate anche diverse sepolture.
Roma – Era scomparsa da secoli sotto i campi di Cave, in provincia di Roma, condannata all’oblio dopo essere stata sconsacrata e quindi utilizzata come cava di materiali. Ma ora l’antica chiesa, forse da indentificare con la “misteriosa” basilica di Santo Stefano, fondata nell’VIII secolo e poi abbandonata nel Quattrocento per una nuova e più ampia edificata nel cuore borgo, è stata ritrovata e sta lentamente riemergendo grazie agli archeologi. Una scoperta di grandissima importanza perché lo studio e la valorizzazione del luogo di culto, tra i più antichi del territorio cavense, permetterà di riannodare i fili di una storia ormai quasi dimenticata.
La chiesa è tornata alla luce durante le indagini archeologiche condotte dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma e per la provincia di Rieti in occasione di lavori per la realizzazione delle nuove aree di servizio per la Scuola Elementare in località “Colle Santo Stefano”, lungo la via Falcone e Borsellino. Nonostante le spoliazioni e il tempo trascorso, che hanno notevolmente compromesso i resti, gli archeologi non hanno dubbi: si tratta di una chiesa cristiana.
Edificio religioso in posizione strategica
L’edificio, si legge nella nota diffusa dalla Soprintendenza – è a croce latina a navata unica e orientata nord-sud, secondo lo schema tipico delle chiese cristiane. La sua collocazione non era stata scelta a caso: si trova, infatti, in zona collinare, nel settore orientale dell’odierno abitato, a ridosso del prolungamento della via Prenestina antica in direzione del territorio di Genazzano. La chiesa aveva funzione battesimale: al suo interno, comunicano gli archeologi, è stata infatti rimessa in luce, in ottimo stato di conservazione, una vasca di pregio che serviva per il battesimo dei catecumeni, secondo l’antico rito dell’immersione. Dallo scavo sono riemersi anche alcuni reperti ceramici, tra i quali spiccano alcune maioliche arcaiche trecentesche giunte integre.
Ma le “sorprese” non sono finite. Gli scavi, effettuati sotto la direzione scientifica della funzionaria archeologa della Soprintendenza Gabriella Serio e coordinati sul campo dall’archeologo Andrea Fiasco, hanno riportato alla luce anche un tracciato viario di epoca romana (nello specifico una via glareata, realizzata cioè con grossi ciottoli fluviali) e diverse tombe databili al periodo medievale e all’età romana. Tra le sepolture spicca una tomba femminile in cassa litica di tufo, con corredo tipico della tradizione funeraria di area prenestina, risalente a età medio repubblicana (fine IV – inizi III secolo a.C.).
E’ forse la chiesa altomedievale di Santo Stefano?
Secondo gli archeologi l’edificio sarebbe da identificare con la primitiva chiesa di Santo Stefano, uno dei luoghi di culto più antichi del territorio cavense, attestata a partire dall’VIII secolo d.C. Inizialmente fra i possedimenti delle monache di San Ciriaco di Santa Maria in via Lata, continua la nota della Soprintendenza – a partire dalla seconda metà del Trecento assunse un ruolo centrale nelle politiche della famiglia degli Annibaldi: Mascia Annibaldi, moglie di Giordano Colonna, fratello di papa Martino V Colonna, nel 1385 affidò la chiesa alla cura dei Padri Agostiniani, vi costruì la cappella gentilizia di famiglia e istituì un capitolo dei canonici, elevandola così al rango di collegiata.
Nonostante questo, l’edificio dal 1428 entrò suo malgrado nei nuovi progetti di sviluppo urbano che il pontefice programmò per il “suo” nuovo feudo di Cave, concessogli in eredità proprio dalla cognata Mascia. Con bolla il papa autorizzò i Padri Agostiniani a costruire una nuova chiesa all’interno delle mura del borgo (ancora oggi esistente sotto l’attuale costruzione, che risale al XVIII secolo), sulla quale venne trasferito l’antico titolo dedicato al protomartire Stefano.
La scelta condannò all’oblio l’antica parrocchia rurale, che da allora fu oggetto di un sistematico smantellamento. Ridotta a cava per l’estrazione di materiali da costruzione, forse la cava Sancti Stephani ricordata nei documenti già a partire dal 1436, scomparve così nell’oblio.
Il sito archeologico sarà valorizzato
Le indagini archeologiche, ancora in corso, si stanno svolgendo nell’ambito di un progetto condotto da Astral SpA e dal Comune di Cave, diretto dall’arch. Francesca De Grandis e dall’ing. Fabio Corti, sotto la supervisione dell’Amministrazione Comunale presieduta dal Sindaco Angelo Lupi, con il supporto e il coordinamento dell’assessore ai Lavori Pubblici Giulio Beltramme e dell’assessore alla Cultura Silvia Baroni.
La prosecuzione dei lavori permetterà di studiare un’adeguata valorizzazione del sito, che – promette la Soprintendenza – “sarà inserito all’interno della nuova opera pubblica e restituito alla comunità cittadina”.