Le Fiamme Gialle hanno eseguito arresti e interdizioni a funzionari pubblici e imprenditori coinvolti in presunti accordi illeciti per la gestione di lavori pubblici. Indagini partite da una denuncia di un professionista.
Perugia – I militari del Comando Provinciale hanno dato esecuzione a cinque misure cautelari personali, disposte dal G.I.P. del Tribunale su richiesta della Procura, nei confronti di: due funzionari pubblici, dipendenti rispettivamente della Provincia di Perugia e del Consorzio Bonifica Val di Chiana Romana e Val di Paglia (SI); un amministratore di una SRL con sede a Città della Pieve (PG); un geometra residente a Ficulle (TR), sottoposto all’obbligo di firma quotidiana; il titolare di una ditta individuale di Perugia, destinatario di un divieto temporaneo di contrattare con la Pubblica Amministrazione.
Le accuse contestate riguardano corruzione, falso ideologico indotto e turbata libertà degli incanti nell’ambito di procedure di appalto pubblico.
Le indagini hanno avuto inizio a seguito della denuncia di un professionista, al quale un intermediario aveva richiesto denaro in cambio dell’affidamento di un lavoro di progettazione pubblica. Successivamente, il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria ha avviato approfondimenti, ricostruendo un presunto sistema di intese tra imprenditori e pubblici ufficiali finalizzato all’assegnazione illegittima di lavori pubblici.
Un caso emblematico riguarda la gara per la ricostruzione spondale del fiume Chiani a Monteleone di Orvieto (PG), del valore di circa 963.800 euro. Secondo l’accusa, un dipendente del Consorzio avrebbe fornito informazioni riservate sull’orario e la piattaforma di pubblicazione dell’indagine di mercato a favore di un amministratore di SRL, il quale le avrebbe condivise con altri imprenditori, concordando tempi e ribassi delle offerte. L’aggiudicazione sarebbe avvenuta in violazione delle norme sulla libera concorrenza.
Analoga dinamica è emersa per lavori sulle strade provinciali S.P. 300/1 di Porto (PG) e successive opere a Città della Pieve, Pila e Castel del Piano, dove l’assegnazione era stata formalmente attribuita a una società “prestanome”, pur essendo il vero beneficiario l’imprenditore indagato. Anche il costo delle opere sarebbe stato stabilito dall’amministratore insieme al collaboratore professionale, senza intervento dell’ente appaltante.
Le investigazioni hanno incluso intercettazioni telefoniche e telematiche, monitoraggio G.P.S., video-riprese e servizi di osservazione, consentendo di accertare trasferimenti di denaro tramite false fatturazioni e la consegna di buoni carburante come presunto corrispettivo. In un episodio documentato, il titolare di una ditta ha consegnato a un funzionario della Provincia di Perugia una busta contenente 400 euro in buoni carburante, in cambio della promessa di affidamento di un lavoro.
Dopo l’interrogatorio preventivo degli indagati, il G.I.P. ha disposto le misure cautelari ritenendo concreto il rischio di reiterazione del reato, confermando pienamente la ricostruzione investigativa della Guardia di Finanza.