Corruzione a Venezia: arrestato l’assessore alla Mobilità, indagato il sindaco

Gdf in campo per l’esecuzione di 18 provvedimenti cautelari richiesti dalla Procura. Coinvolti funzionari e imprenditori.

Venezia – Terremoto giudiziario in Laguna dove questa mattina i militari della Guardia di finanza hanno arrestato e condotto in carcere l’assessore alla Mobilità, Renato Boraso. Cinquantacinque anni, residente nel quartiere veneziano di Favaro Veneto, Boraso è al centro di un’inchiesta della Procura su diversi episodi di corruzione negli appalti. Indagato anche il sindaco Luigi Brugnaro. «A sua tutela, perché stiamo accertando eventuali ipotesi di reato sull’area dei Pili (di proprietà del primo cittadino) e altre attività del blind trust (il fondo che gestisce il patrimonio di Brugnaro e che il sindaco creò quando venne eletto)”, ha spiegato il capo della procura di Venezia, Bruno Cherchi.

In campo questa mattina sono scesi 200 finanzieri che hanno svolto perquisizioni in Comune a Venezia, ma anche nella sede del gruppo della mobilità lagunare Avm/Actv. È stata, inoltre, perquisita la casa dell’assessore Boraso. La Finanza ha eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere e sette per arresti domiciliari. Oltre a Boraso, in carcere è finito un imprenditore edile, Fabrizio Ormenese; ai domiciliari figurano funzionari comunali e di partecipate pubbliche, tra cui, come detto, l’azienda dei trasporti comunale Actv. Per altri sei indagati è stata disposta l’interdizione per 12 mesi dai pubblici uffici. In tutto gli indagati sono 18: la lista include il direttore generale dell’Actv, Giovanni Seno, e il responsabile del settore appalti di Avm, Fabio Cacco, il capo di Gabinetto del sindaco e direttore generale del Comune, Morris Ceron e il vicecapo di Gabinetto, Derek Donadini

Sul conto dell’assessore Boraso, il procuratore Cherchi ha spiegato che la Guardia di finanza avrebbe raccolto “gravi indizi” relativamente alla sua “messa a disposizione”, in qualità di amministratore pubblico, “per interessi personali, con riscossione di denaro attraverso emissione di fatture per operazioni inesistenti, coperte in linea di massima con false attività di consulenza“. Tale condotta, ha precisato il magistrato, sarebbe avvenuta “con continuità” e per anni, almeno tra il 2023 e il 2024. Inoltre, sempre in base agli accertamenti, Boraso “stava cercando di eliminare documentazione che poteva essere usata contro di lui“. Volontà che gli inquirenti hanno appreso attraverso le intercettazioni e che ha fatto scattare il blitz di questa mattina.

L’assessore, in sostanza, sarebbe “intervenuto sugli appalti pubblici” a favore di “soggetti a lui vicini, o che si avvicinavano a lui” per ottenere l’assegnazione di questi appalti o per chiedere modifiche dei piani regolatori. In cambio, avrebbe ottenuto denaro tramite le sue società. Boraso, ha aggiunto Cherchi, “interveniva direttamente sui funzionari pubblici del Comune di Venezia, i quali, con qualche eccezione, non si sarebbero opposti alle sue richieste”.

Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia: “Coscienza a posto, a disposizione dei giudici”

Il sindaco di Venezia ha voluto precisare in una nota la sua posizione in merito all’avviso di garanzia che gli è stato recapitato. notificato: “Sono esterrefatto! In cuor mio ed in coscienza, so di aver sempre svolto e di continuare a svolgere l’incarico di sindaco come un servizio alla comunità, gratuitamente, anteponendo sempre gli interessi pubblici». Il sindaco è poi entrato nel merito delle verifiche sul “blind trust” con il quale nel 2017 si è formalmente separato dall’amministrazione delle proprie aziende durante l’incarico pubblico. “L’ipotesi che io abbia potuto agire sui Pili per portare dei vantaggi in termini di edificabilità e/o varianti urbanistiche è totalmente infondata, come ho già avuto modo di spiegare dettagliatamente e pubblicamente più volte. Quella, come noto, è un’area già edificabile da prima della mia amministrazione e mai ho pensato, né messo in atto, alcuna azione amministrativa per un cambiamento delle cubature. Stessa cosa riguardo la vendita di Palazzo Papadopoli, che mi risulta alienato secondo una procedura trasparente dal punto di vista amministrativo. Ovviamente, sono e resto a disposizione della magistratura per chiarire tutte queste questioni».

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