Anziani depredati di soldi e appartamenti: in manette lady antimafia

Felicetta Tirrito urla al complotto politico, ma gli inquirenti sono convinti che ci sia lei dietro la gestione criminale di una casa di riposo di Ardea.

ARDEA (Roma) – Avrebbero fregato agli anziani ospiti di un casa di riposo abusiva centinaia di migliaia di euro. Gli inquirenti sospettano che numerosi vecchietti, particolarmente facoltosi, sarebbero stati trasferiti alla “Silver Cohousing Ardea” di via Isernia 36 da strutture autorizzate e presidiate da medici e infermieri ai fini di spogliarli dei loro beni mobili e immobili. La mente della presunta organizzazione criminale sarebbe Felicetta Tirrito, palermitana di 53 anni, gestore della casa di riposo e presidente dell’associazione “Laboratorio Una Donna”, attiva nella lotta alla violenza sulle donne e alla mafia, che sin dal suo arresto e trasferimento nel carcere di Rebibbia ha rigettato tutte le accuse addossando al complotto politico la sua pesante situazione giudiziaria. La donna è stata ristretta in carcere assieme alla sua più stretta collaboratrice e presunta complice Silvana Loconte.

Maricetta Tirrito

Sono finiti invece ai domiciliari il compagno della Tirrito, Fabio Corbo, e Silvana Di Lorenzo (nipote di uno dei ricoverati benestanti) mentre una quinta indagata, la dottoressa Marina Endrjevschi, è stata interdetta dalla professione medica per un anno subendo anche l’obbligo di firma. Il 12 dicembre scorso, dopo un anno di indagini approfondite e puntuali, scattava il blitz ad opera degli agenti di polizia del Commissariato di Anzio, coordinati dal Pm Ambrogio Cassiani e dal Gip Giuseppe Boccarrato della Procura di Velletri. Al momento le accuse formulate alla pasionaria dei diritti di donne e bambini (ma non degli anziani, evidentemente) vanno dalla circonvenzione d’incapace all’abbandono di persone incapaci, dall’esercizio abusivo della professione medico infermieristica, all’autoriciclaggio e falso ideologico in atto pubblico.

E’ caduta l’accusa di omicidio con l’eventuale dolo per la morte di due anziani ricoverati e poi deceduti in circostanze poco chiare. Insomma il quartetto, capeggiato dalla Tirrito, avrebbe messo in piedi un meccanismo perverso e ben oleato ai danni degli anziani, allo scopo di sottrarre i loro beni, dai soldi fino alle case e alle automobili.

Capitano Ultimo con Maricetta “Antimafia”

E mentre l’antimafiosa, a cui sarebbero stati sequestrati 385mila euro, spendeva e spandeva i soldi dei suoi ricoverati in rette per pagare il collegio alla figlia, shopping, chirurgia plastica, cene in ristoranti costosi, notti in hotel, biglietti aerei, auto a noleggio e tatuaggi, gli anziani mangiavano minestrine vegetali e lattuga. La casa di riposo in questione era già balzata agli onori della cronaca diverse volte grazie a diverse ispezioni dei Nas e della polizia locale che avevano rilevato numerose infrazioni fra cui la mancanza di determinate autorizzazioni. Come per altri esponenti dell’antimafia, alcuni dei quali viaggiano addirittura sotto scorta, l’associazionismo di Maricetta Tirrito era solo sulla carta. Come il comitato dei collaboratori di giustizia, che si fregiava di rappresentare, e che pare non abbia un iscritto appartenente alla categoria.

Stessa cosa per i corsi antiviolenza a pagamento e cosi via. Insomma la solita storia: il paravento erano l’antimafia, l’antiracket, le supposte attività sociali, le amicizie politiche da sbandierare ai quattro venti e cosi via, ma di vero ci sarebbero stati solo i soldi sottratti agli anziani a fronte di un’ospitalità scadente e priva di tutti i requisiti sanitari e assistenziali:

L’ospizio di Ardea al centro dello scandalo

”I parenti sapevano tutto – dice Tirrito dal carcere dove ha iniziato lo sciopero della fame – Questa operazione e l’arresto sono stati un’ingiustizia, un attacco personale e politico. Hanno voluto impedire le mie iniziative sociali e di lotta”.

Insomma il caso sarebbe tutta una montatura di “certi avversari” per la donna dietro le sbarre che però non risponde alle domande degli inquirenti avvalendosi della facoltà di rimanere a bocca chiusa. Donna Felicetta avrebbe fatto anche politica attiva. Dopo una prima militanza nel partito di Leoluca Orlando a Palermo, la Tirrito era passata, una volta trasferitasi nel Lazio, con la Lega di Salvini e poi con FdI della Meloni. Ultimamente pare fosse approdata nelle file di Alternativa Popolare, il movimento politico che fa capo a Stefano Bandecchi, il “sindaco con la pistola” che sputa sentenze da Terni.

Michele una delle vittime decedute nella Rsa abusiva

Pare anche però che Maricetta Tirrito non sia del tutto sconosciuta negli archivi di polizia. Nel 2001 il Gup di Palermo l’avrebbe condannata a 4 mesi di reclusione per simulazione di reato e procurato allarme.

Per il magistrato la donna si sarebbe inventata di sana pianta minacce e aggressioni da parte di non meglio identificati esponenti mafiosi solo per farsi dare la scorta. La Tirrito pare si fosse anche ferita al volto volontariamente pur di confutare la sua denuncia ma poi, messa alle strette durante un interrogatorio, finiva per confessare la verità. Va da sé che la donna è da considerarsi innocente, sino a condanna definitiva.

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