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Anche la medicina discrimina le donne

Il report dell’azienda svedese ‘Intimina’ evidenzia il divario di genere in tutti gli ambiti dell’assistenza sanitaria.

Roma – Anche la medicina discrimina le donne. Sembra assurdo, ma succede più spesso di quanto si possa pensare: le donne subiscono discriminazioni anche da parte della medicina. Sembra che l’eventualità di ricevere diagnosi errate sia molto alta. Addirittura, qualora qualche sventurata sia vittima di un attacco cardiaco, corre il rischio, sette volte in più, di avere una diagnosi sbagliata. Non c’è da stupirsi, quindi, che il rischio di morire per un infarto sia tre volte maggiore rispetto agli uomini. Inoltre, le già… quasi eterne attese ai pronto soccorso, per le donne sono ancora più lunghe. Il divario di genere può essere determinato da una serie di preconcetti della medicina ufficiale e da vistosi deficit per quanto concerne la ricerca e gli investimenti relativi alla salute femminile.

Infatti, per malattie quali l’emicrania, l’endometriosi, l’anoressia e l’encefalomielite mialgica, che producono i loro letali effetti in misura maggiore sulle donne, le risorse finanziarie sono irrisorie. Un dato testimonia la diversità per i due sessi. Infatti, per la disfunzione erettile che… predilige solo il 19% dei maschi, sono state stanziate cifre cinque volte superiori, ad esempio della sindrome pre-mestruale, un disturbo avvertito da ben il 90% delle donne. Quindi, se Marx sosteneva che la scienza non è mai neutra, ma una diramazione della classe dominante, il concetto potrebbe essere esteso anche al genere sessuale egemonico.

Quindi la medicina, oltre ad essere di classe, è a misura del maschile. Ora, come cambierebbe il mondo senza la disparità di genere, per quanto riguarda la salute? A questa domanda ha cercato di rispondere un report a cura di “Intimina”, un’azienda svedese di prodotti dedicati esclusivamente a tutti gli aspetti del benessere intimo delle donne. L’argomento principale è stato la salute mestruale e riproduttiva, ma come sottolineato nel rapporto “il divario di genere nella salute esiste in tutti gli ambiti dell’assistenza sanitaria. Influenza anche il trattamento di tutte le persone a cui è stato attribuito il genere femminile alla nascita, inclusi gli uomini trans e i soggetti non binari”.

ilgiornalepopolare dirigente

Senza “gender gap” i tempi di diagnosi sarebbero notevolmente inferiori e ridurrebbero le conseguenze deleterie sulla salute mentale, sessuale e riproduttiva. Questi benefici si riverserebbero sia sulla carriera femminile, che sull’economia in generale e sulla produttività, in quanto non si perderebbero un numero consistente di ore di assenza per malattia. La carriera delle donne è ostacolata anche da condizioni che non sono patologiche, ma fisiologiche. Ad esempio, a causa dei sintomi non ben trattati della menopausa, molte sono costrette a lasciare il lavoro. Il divario di genere, dovuto alle condizioni di salute della sfera riproduttiva, compromette la possibilità, per molte donne, di manifestare la propria competenza professionale. I vantaggi sarebbero cospicui anche per le casse dello Stato.

Ad esempio nel Regno Unito il costo a carico del settore pubblico è di circa 18 miliardi di sterline. Insomma, gira e rigira, a subirne i contraccolpi sono sempre le donne. Nonostante nel corso dei secoli, almeno in occidente, molti ostacoli sono stati rimossi e la condizione femminile è migliorata, risulta ancora refrattario ai mutamenti un certo modo di concepire il mondo, legato a situazioni ancestrali, che ne hanno permeato lo spirito. Una “forma mentis” che si esplica in una distorta concezione del potere, che ha perso il suo significato letterale come “capacità oggettiva di agire”, finendo per trasformarsi in mero dominio, da cui sono scaturite ferocia, superbia e protervia!

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