Se la ringhiera fosse stata più alta probabilmente il bambino non sarebbe riuscito a scavalcarla. La sedia girevole era stata abbandonata vicino le scale mentre la bidella parlava a telefono durante l’orario di lavoro.
Milano – Erano circa le 9:30 del 18 ottobre 2019 quando il piccolo Leonardo Acquaviva, 5 anni e dieci mesi, precipitava dalla tromba delle scale della scuola Giovanni Battista Pirelli di via Goffredo da Bussero a Milano.
Un volo di 13 metri e mezzo. Il bambino aveva ottenuto dalle maestre il permesso di uscire da solo dalla sua classe per andare in bagno. Mentre faceva ritorno in aula, i bambini di un’altra sezione andavano in palestra e Leonardo, incuriosito da quel vociare, saliva su una sedia girevole con rotelle.
Sporgendosi dalla balaustra perdeva l’equilibrio cadendo nel vuoto. Ricoverato d’urgenza spirava il 23 ottobre per le gravissime lesioni riportate in diversi organi interni provocate dal micidiale impatto. La dinamica dei fatti è stata ricostruita in parte attraverso un esperimento giudiziario condotto grazie ad un manichino realizzato dai tecnici, coordinati dal pm Letizia Mocciaro, per simulare il tragico epilogo della vicenda.
Leonardo, alto un metro e dieci, non sarebbe potuto cadere senza salire sulla sedia e la ringhiera, se fosse stata alta 110 centimetri – come previsto sia dal regolamento edilizio comunale – e non 102, molto probabilmente avrebbe evitato la caduta.
In ogni caso il plesso scolastico è risultato a norma in quanto la regola dell’altezza della balaustra è stata modificata nel 2014 e si riferisce alle nuove costruzioni e la sua applicazione non ha valore retroattivo. Nel registro degli indagati sono state iscritte due maestre -una di ruolo e una di sostegno – e una bidella con l’accusa di omicidio colposo per omessa vigilanza.
Le donne sono state accusate di avere “cagionato la morte del bambino per colpa negligenza, imprudenza, imperizia e inosservanza delle norme”. In sostanza tutte e tre avrebbero dovuto vigilare sul bambino.
Le insegnanti avrebbero fatto uscire Leonardo certe della presenza della bidella al piano la quale, invece, pare fosse già impegnata a sorvegliare altri due alunni che si trovavano in bagno. La collaboratrice scolastica è stata accusata anche di avere usato il cellulare per scopi personali durante ”il tempo in cui avrebbe dovuto effettuare la sorveglianza del piano”.
Inoltre “non avrebbe sorvegliato il corridoio a lei affidato, non avrebbe controllato il tempo di permanenza ai servizi del bambino e non lo avrebbe riaccompagnato in classe, per di più dopo avere ”lasciato incustodita una sedia girevole tipo ufficio in prossimità delle scale”. Stando alle accuse.
Dalle indagini è emerso anche che il dirigente scolastico della Pirelli aveva fatto richiesta di ampliare l’organico del personale qualche mese prima, riuscendo ad ottenere però solo l’assunzione di un collaboratore scolastico part-time.
Lunedì 10 maggio è arrivata la decisione del Gup di Milano Elisabetta Mayer: L’insegnante di ruolo è stata condannata ad un anno per omicidio colposo, con sospensione condizionale, mentre quella di sostegno – che aveva scelto il rito ordinario – è stata rinviata a giudizio. Il processo inizierà il prossimo 11 luglio. Per la bidella co-imputata è stato accolto il patteggiamento a due anni di reclusione.
La collaboratrice scolastica nei mesi scorsi si era vista respingere da un altro Gup il patteggiamento a un anno e 10 mesi.